mercoledì 8 ottobre 2025

Recensione a Dan Brown, "L'ultimo segreto"


Lo confesso: un po' mi mancavano le (dis)avventure del professor Robert Langdon, il personaggio protagonista di tanti romanzi di Dan Brown.

Evidentemente l'Autore ha voluto farmi passare questa piccola nostalgia con la sua ultima fatica letteraria, L'ultimo segreto.

Temevo che, avendo come tema portante la noetica, fosse un mattone come Il simbolo perduto e invece, superate le prime pagine, L'ultimo segreto mi è piaciuto.

Ha tutti gli ingredienti del thriller mozzafiato: azione, cambi continui di luoghi in cui si svolgono le varie vicende, colpi di scena.

Ed ha pure importanti riferimenti storico-culturali su Praga, la città in cui è ambientato.

Lo stesso argomento centrale del libro, la delocalizzazione della coscienza, che secondo alcuni scienziati non risiederebbe nei neuroni e quindi non morirebbe con la morte del corpo, è affascinante e, qualora venisse provata, a mio avviso porterebbe alla conclusione che l'anima è immortale, smontando le teorie dei materialisti, da Pomponazzi in poi.

Certo, al di fuori del romanzo di Dan Brown, nella vita reale queste ricerche devono fare ancora parecchi passi avanti ma, da quel che se ne apprende dalle riviste scientifiche, gli inizi sono incoraggianti.

Per tutti questi motivi L'ultimo segreto è un romanzo da non perdere.

 

martedì 7 ottobre 2025

Il barbone


Ha due sandali come scarna calzatura e gambe nude a malapena coperte da un cappotto preso chissà dove, scarto di chi problemi non ha.

Il gelo invernale ha per dura coperta, l'afa estiva per opprimente mantello; ai passanti chiede all'aria aperta una moneta, con o senza cartello.

Barbone, clochard, vagabondo: in fondo, è lui il padrone del mondo, perché su nulla ha la proprietà, e solitario gira qua e là.

Porta con sé una storia unica, perché ognuno è diverso dagli altri, eppure uguale a molte persone, a cui la stessa sorte lo accomuna.

Difficile pensare che la sua sia stata una libera scelta, fortemente voluta; il suo errare da un corso a una via di certo nasce da un fallimento.

Poco importa sapere di lui quale passato l'ha portato all'aperto; quel che preme è l'avere presenti le tante porte che chiuse ha trovato: porte che l'hanno escluso da un mondo, che aveva creduto fosse suo per sempre; porte che ora gli negano aiuto, per risollevarsi da un colpo subito.

Egli è l'immagine nascosta da noi, che non vogliamo agli altri guardare, che non vogliamo gli altri ascoltare, presi come siamo solo da noi stessi.

Davanti a lui potremo in fretta passare, per negargli due soldi, un sorriso; oppure potremo dargli l'elemosina, illudendoci che sia atto da Paradiso.

Ma la nostra coscienza non si pulirà e il mondo non diventerà più bello fino a quando il giorno arriverà in cui lo sentiremo come un fratello. 

domenica 5 ottobre 2025

I canarini rimarranno in gabbia


I canarini rimarranno in gabbia i canarini e guarderanno spicchi di cielo da balconi stretti o da finestre chiuse.

Canteranno per allietare padroni spesso indifferenti oppure incapaci di dar loro la libertà che non hanno mai conosciuto.

Sbatteranno invano le ali, non potranno spiccare il volo incarcerati a vita fra sottili sbarre metalliche.

Non potranno librarsi nel cielo, a rischio sì di predatori alati ma almeno liberi di andare verso il sole per rivolgergli il loro canto d'allegria.

La loro vita sarà come un amore mai nato e il loro canto suonerà come un: "Ti amo", che non riceverà risposta.

Stretta gabbia di ferro, la loro.

Immensa prigione di tristezza, quella di chi ama non corrisposto. 

sabato 4 ottobre 2025

Giorni dell'adolescenza


Giorni dell'adolescenza, sbucati dalla spensieratezza dell'infanzia.

Giorni dell'adolescenza, in cui progetti ed avvenire ancora avevano sapore di certezza.

Giorni dell'adolescenza, in cui le nostre ambizioni si rispecchiavano nell'eco dei canti delle cicale.

Giorni dell'adolescenza, in cui non riconoscevamo nelle mute formichine lo specchio del nostro futuro.

Giorni dell'adolescenza, che il passato dipanatosi sulle nostre vite ha circondato con la sua nebbia e li fa apparire come isole felici affidate ai ricordi.


venerdì 3 ottobre 2025

Giorni


Giorni lunghi, nei quali l'attesa o l'angoscia, il dolore o la disperazione, ti portano a desiderare la parola fine o addirittura a non renderti nemmeno conto che il tempo passa e, forse, lavora per te.

Giorni corti, che però, nel loro soffio effimero misurato con l'infinitesimale numero di Chronos, contengono in sé l'Eternità, dove l'unico di ogni vissuto si espanderà all'infinito.

Giorni tormentati, nei quali l'anima vaga con la bussola in panne, alternando timori forse assenti dall'orizzonte e scenari confortanti forse destinati ad essere frantumati dallo scorrere della realtà.

Giorni sereni, nei quali l'anima assapora la pace dentro di sé, all'esterno di sé e in quello spazio inimmaginabile dove dimora Dio, e nei quali ognuno può respirare la brezza della saggezza, che rende carezzevoli sia le gioie della vita  che le sconfitte addolcite col coltivato frutto della rassegnazione.


giovedì 2 ottobre 2025

Ghiaccio


Prigione dell’acqua bloccata nel suo fluire dal freddo.

Gabbia di sentimenti bloccati nel loro manifestarsi dal gelo del mondo esterno.

Spietato egoismo che impedisce all’individuo di far correre nel mondo il rivolo benefico di quella generosità che ognuno di noi può far nascere dentro di sé e può coltivare trasformandone i semi in fiori destinati alla vista di tutti e in frutti destinati agli altri.

Contatto ustionante che delude chi si attendeva freschezza e invece ottiene bruciore, chi si aspettava un “sì” e invece riceve un “no”.

Strato duro, freddo, simbolo di arroganza e di superbia.

Superficie subdola, su cui possono scivolare anche le nostre meschinità.

Infida lastra su cui con pericolosa ebbrezza corrono veloci le nostre illusioni, destinate a inabissarsi in un lago profondo.

Crosta cristallina, metafora fisica dell’apparente eternità di cose destinate a sciogliersi per il calore dello scorrere del tempo.

Apparente nitidezza di tutte quelle promesse che sono basate sull’inganno e che proprio per questo hanno bisogno di brillare alla luce del sole.

Massa che si scioglie, liberando l’acqua fino ad allora  tenuta prigioniera, liquido trasparente che si mescola alla polvere e alla terra e diventa fanghiglia, come le ideologie che promettono una società perfetta si trasformano in melma.

Marmo acqueo che non dura, lastra gelata su cui non possono essere impressi caratteri, parole, idee destinati a diventare libri, strada su cui passi malfermi giammai porteranno lontano.


martedì 30 settembre 2025

Depressione

Spade di legno che penetrano in spesse corazze di ferro.

Unghie corte e limate che scarnificano come artigli di aquile.

Ombre del passato che credevi di aver archiviato avvolgendole in creta indurita che ora si frantuma facendo fuoruscire fiamme che t’avevano ustionato e ora riprendono a farlo.

Infinitesimali amarezze che ti trafiggono il cuore, che credevi ormai invulnerabile all’indifferenza del mondo.

Depressione che ti coglie mentre la vita continua a sorriderti benevola e non trovi più nel pianto un salvifico sfogo.

lunedì 29 settembre 2025

Gelido vento


Gelido vento proviene da un orizzonte che ne nasconde la fonte.

Sferza la faccia, come i dolori della vita sferzano l'anima.

Lo sguardo solitario spazia davanti per accogliere senza timore artiche folate: non è il futuro a fare paura; è il passato che implacabile incombe alle spalle con le sue lame aguzze d’indifferenza e d’ingratitudine che feriscono l'anima.

Gelido vento: brividi che crudeli echeggiano i singulti dello strazio che si provano nel cuore.

domenica 28 settembre 2025

Gelido sole


Gelido sole,

      il calore che, da moderno Ra, invii benevolo alla Terra è smorzato, attenuato, sconfitto dal vento che sferza la faccia e che entra nel corpo con una ferocia un po' meno spietata di una ferita inferta all'anima.


Gelido sole,

      fai quasi rimpiangere le nuvole che ti nascondevano: la loro presenza quasi immobile dimostrava l'assenza del freddo soffio di Eolo proveniente dal Nord.


Gelido sole,

      ripensandoci bene, forse non sei crudele, forse sei un vero amico: ci obblighi a vedere le cose così come sono, ci stimoli a proteggerci con spesse corazze, ci spingi ad affrontare la vita in ogni condizione, rafforzi la nostra capacità di stringere i denti e di andare avanti, col vento contrario, col freddo che ci assedia, con le avversità, le amarezze, le indifferenze e le ingratitudini sempre pronte a manifestarsi al prossimo passo e che potremo vedere solo grazie ai tuoi raggi.


sabato 27 settembre 2025

Freccia che vaghi senza bersaglio


Freccia che vaghi senza bersaglio,

      quale demiurgo maldestro ruppe la sacra unione Zen di arciere, freccia e bersaglio?


Freccia che vaghi senza bersaglio,

      non conosci attrito e procedi verso l’Infinito che è già in te, noumeno dell’Eternità.


Freccia che vaghi senza bersaglio,

      il tuo sibilo è un sonaglio muto che non mira ad annunciare un trionfo che non ci sarà, perché non ti conficcherai al centro di un cerchio tracciato su carta attaccata a legno né tantomeno trafiggerai il cuore di un essere vivente.


Freccia che vaghi senza bersaglio,

      rappresenti forse l’Idea, inaccessibile, inafferrabile, eternamente volante nel Cielo senza essere attratta verso il terreno del Tempo, senza essere diretta verso l’obiettivo della Storia?


Freccia che vaghi senza bersaglio,

      sei forse la rinuncia dell’uomo a conoscere la Verità durante la vita terrena, sei forse la sua domanda di Verità destinata in questa vita a non centrare quel bersaglio che è la Verità e che solo la mano di Dio potrà guidare col polso sicuro dell’arciere?


venerdì 26 settembre 2025

Foglie d'autunno / 2


Foglie d'autunno, abbandonate dalla linfa, si staccano dai rami senza opporre resistenza, indebolite dallo scorrere del tempo e rasserenate dall’aver accettato la fine.

Leggere planano, trasportate dal vento, che le porta ad un suolo bisognoso di loro.

Proteggeranno le zolle dai rigori invernali; col loro rugginoso manto difenderanno le semine.

Secche si sbricioleranno oppure, impregnate di pioggia, con la terra si fonderanno per preparare il rifiorire della vita.

martedì 23 settembre 2025

Foglie d'autunno / 1


Foglie d’autunno, il rosso ruggine che inizia a ricoprirvi è come l’argento che compare nei capelli di uomini con un po’ di primavere alle spalle: segno del tempo che passa, segno del tempo passato.

Foglie d’autunno, avete quasi esaurito la vostra funzione: fra qualche settimana leggere cadrete a terra, staccate da un legame che si sarà già esaurito: quello con la vita, che vi ha fatto risplendere al sole e che ora vi abbandona all’imminente caducità.

Foglie d’autunno, cadrete in silenzio, senza lamentarvi della fine sopraggiunta, senza nemmeno essere state consapevoli di essa.

Foglie d’autunno, vi decomporrete e diventerete letto per nuove forme di vita.

Foglie d’autunno, con serena tristezza vi vedrò cadere. 

lunedì 22 settembre 2025

Fiumi


Fiumi che dall’Origine vanno alla Fine, seguendo il loro destino.

Fiumi che si esauriscono in rivoli sparpagliati, in letti prosciugati, in dighe umane che bloccano il loro fluire.

Fiumi che procedono verso lo sbocco in fiumi più maestosi o si tuffano nell’immensa pozza del mare.

Fiumi che avanzano per miglia e miglia fino ad adempiere al loro compito di dar vita a corsi più ampi o ad acquee distese.

Fiumi che portano, che dirigono, che svelano curve o rapide, secche o cascate, in sintonia con la costante imprevedibilità della vita.

Fiumi il cui letto non indica riposo ma movimento, in sintonia con l’Eterno Moto del Cosmo, discendente ascesi verso l'Oceano Celestiale, verso Dio.


sabato 20 settembre 2025

Fiori


Fiori che sbocciano in primavera, stagione della speranza non ancora bruciata dal sole torrido dell'estate, della disillusione.

Fiori che sbocciano al mattino, dopo che la notte col suo sonno ha nutrito le piante della rugiada, dell'illusione.

Fiori che, appena spuntati alla luce del mondo, portano addosso i vivaci colori della vita, le arzille policromie dei sogni, dei progetti, delle ambizioni di ognuno di noi.

Fiori che a volte vengono recisi dalla lama di una falce, come quegli amori che vengono tranciati da un netto rifiuto o da un eloquente silenzio.

Fiori che lentamente appassiscono, divorati dalla sete, che a poco a poco fa svanire nel nulla la presunzione di mille promesse protese a millantare l'eternità di un amore che prima o poi si esaurirà, nel breve o lungo cammino di una vita a due, perché non si è voluto accettare che ogni esperienza non può rimanere immutata nel tempo, o nella frustrante solitudine della stupida testardaggine di chi non si vuole rassegnare alla certezza che la persona amata mai sarà sua, di chi si ostina a non voltare pagina.

Fiori che vedi bellissimi senza accorgerti delle spine acuminate che ti lacerano la pelle delle dita e l'impalpabile anima quando cerchi vanamente di raccoglierli.

Fiori che diventano, nella mente di chi sa fermarsi a vedere intorno a sé, una limpida allegoria della vita.


venerdì 19 settembre 2025

Falso amore


Rinnegare se stessi non ha senso per sperare nell'amor profano.

Comprimere di sensi, imprigionare di desideri, è amore malsano, è masochismo da evitare.

Nessuna persona amata merita il sacrificio di rinunciare ad essere se stessi.

Tempo sprecato, tempo colpevolmente gettato via, quello di anteporla al diritto di ricevere gioia.

Il vero amore bandisce il piedistallo su cui mai si deve porre l'oggetto vivente a cui s'aspira.

La vita è troppo breve, è un giardino temporale troppo ristretto per riempirlo di ceneri, per rinunciare a colmarlo di tutti i fiori che essa può dare.

Fiori su cui deve cadere la rugiada della gioia e non l’acqua amara del pianto.

Un amore che tace non merita notti di lacrime: alla crudeltà del silenzio si deve reagire imboccando nuovi sentieri e non inginocchiandosi davanti ad esso né offrendosi come schiavi inermi.

Rinunciare a se stessi non è affatto un donarsi, è solamente un suicidio d'amore.


mercoledì 17 settembre 2025

È triste la luna?


È triste la luna? No, la luna è fredda e insensibile ma non per cattiveria: semplicemente, non sa di essere.

La luna è specchio rugoso e lontano, butterata dalle cadute di tanti meteoriti.

La luna è immobile, non ha atmosfera, non conosce venti, un passo d'uomo rimane indelebile.

Solo noi la vediamo piangere, solo noi vediamo le sue inesistenti lacrime.

La luna non è triste, è solo lo specchio su cui proiettiamo la nostra tristezza. 

martedì 16 settembre 2025

Eppure è proprio nelle radici


Eppure è proprio nelle radici, apparente freno all'aspirazione all'universale e all'eterno, che si radica il nostro protendersi verso ideali e valori che non conoscono il turbolento scorrere del tempo.

Eppure è proprio nelle radici, che sembrano ancorarci al sedimentarsi del caduco e del passato, che nasce il nostro aspirare al futuro e all'immortale.

Eppure è proprio nelle radici, che paiono affondare nel deposito delle cose e delle persone perse, che troviamo la forza per sconfiggere dolore e strazio e per trovare sorriso e gioia.

Eppure è proprio nelle radici, illusoriamente sepolte da strati di foglie prima secche e poi marce, che l'albero della nostra vita trae il nutrimento per far crescere nuovi rami, nuove foglie, nuovi fiori, nuovi frutti e nuovi semi. 

lunedì 15 settembre 2025

Dove va a finire il suono?


Dove va a finire il suono?

Dove va a planare coi suoi sempre più silenti scampoli di agonia?

Dove si disperde alla fine della sua stremata corsa?

Energia che s'annulla, respiro che muore in gola, tuffo nel nulla, nell'oblio?

Che differenza fa se è stato udito e accolto, sentito e catturato solo per poco oppure ignorato del tutto?

Ma forse il suo sciogliersi nel silenzio è solo riposo e non morte, è solo scomporsi per poi riacquistare forma per rimettersi in gioco, è solo traslarsi in un'altra dimensione, dove sostanziarsi d'eterno, deve sostanziarsi di Dio.


sabato 13 settembre 2025

Dona


Dona: il materiale di cui ti privi ti rende più leggero e meno faticoso sarà il tuo cammino lungo il sentiero della vita.

Dona: lo spirituale che dai non ti viene tolto, è un copia/incolla che raddoppia il bene.

Dona: la gratuità del tuo gesto è misericordiosa forbice che recide il legame col tuo egoismo.

Dona: non pretendere gratitudine, spera soltanto che chi riceve qualcosa da te ricavi dal tuo piccolo gesto la spinta all’emulazione.

Dona: la gioia che vedi nel sorriso di chi riceve ciò che dai è un decimo di quella che provi dentro di te.

Dona: è la più bella concretizzazione dell’Amore.

venerdì 12 settembre 2025

Danza la pioggia


Danza la pioggia; le sue gocce cadenti sono passi d'un ballo su cui calerà il sipario del sole, lasciando forse gli applausi d'un arcobaleno.

Danza la pioggia, recando d'estate sollievo dall'afa e portando d'inverno un umido gelo che lesto arriva nelle ossa dei vivi.

Danza la pioggia sopra prati e su campi che l'accolgono felici, perché essa generosa procura crescita d'erba e di messi.

Danza la pioggia su tavolini all'aperto di dehors ormai deserti.

Danza la pioggia sulle tombe adagiate in cimiteri che altre gocce hanno già raccolto: quelle delle lacrime dei cari rimasti a piangere e pregare davanti a lastre di pietra recanti un nome e due date.

Danza la pioggia sulla vita e sulla morte, che nel mondo s'alternano oppure s'intrecciano in tessuti il cui disegno è stato fatto da Dio, in arazzi di tempo che solo la fede riesce a far accettare con l'anima rivolta alla Beata Speranza. 

mercoledì 10 settembre 2025

Come nel fiume di Renoir


Come nel fiume di Renoir, il corso d’acqua domina la scena, allegoria della vita e del suo fluire.

Come nel fiume di Renoir, la vita scorre verso una meta a cui tutti tendiamo ma che ci è sconosciuta.

Come nel fiume di Renoir, noi siamo rivoli che s’immettono nel fluire della vita trasportati dalla corrente, a volte opponendoci ad essa, aggrappandoci con le braccia a un masso affiorante per poi cedere, esausti, e ritornare a scorrere verso il nostro destino, che possiamo modificare non combattendo la corrente ma dirigendo la nostra barca per evitare scogli e mulinelli.

Come nel fiume di Renoir, dovremmo capire che non ci si arricchisce sommando ma sottraendo, che non ci si arricchisce prendendo ma donando.


Scritto ispiratomi dalla visione del film Il fiume di Jean Renoir.

sabato 6 settembre 2025

Cosa c'è in fondo al mare?


Cosa c'è in fondo al mare?

Cosa nasconde l'impenetrabile pressione che ci impedisce di spingersi negli abissi?

Coltre oscura, specchio di ciò che si annida nella mente e che abbiamo paura a discoprire.

Specchio di un passato che l'Umanità tende a sommergere con l'oblio di oceani di silenzio salmastro?

Specchio di un futuro nel quale precipiteremo a forza di non emendare i nostri errori?

Cosa c'è in fondo al mare?

Forse solo la barbarie del nulla.


giovedì 4 settembre 2025

Che cosa nasconde un'onda?


Che cosa nasconde un'onda coperta dall'ombra di un albero che s'affaccia sul mare?

Echi di lamenti, di male di vivere, di solitudine, di vuoti incolmabili, urla straziate ridotte a sussurro dal tempo, dal vento, sussurro dissoltosi poi in silenzio disperso sulla superficie increspata dell'acqua salata?

Oppure soltanto lo stato d'animo di chi guarda l'offuscata onda senza sapere che in essa si riflette i tristi pensieri d'un osservatore solitario?

Che cosa nasconde un'onda sovrastata da un albero se non la muta metafora di chi guarda dentro se stesso? 

martedì 2 settembre 2025

Che cosa chiede la persona a se stessa?


Che cosa chiede la persona a se stessa, quando il pendio del Declino corre già sotto i suoi piedi induriti, forse piagati, dall'insensibile scorrere del Tempo?

Che cosa chiede la persona a se stessa, quando l'orizzonte gli appare, ed è, sempre più basso, sempre più buio, quando forse è prossimo ormai l'inizio del Tramonto dopo cui il sole del domani più non risorge?

Che cosa chiede la persona a se stessa, quando progetti, sogni e speranze hanno in lei ceduto il posto alla straziante contabilità dei vuoti da cari volti lasciati?

Che cosa chiede la persona a se stessa, quando i ricordi cessano d'essere sprone ad agire, a costruire futuro, e diventano full time di giornate trascorse a sorbire con quiete o con strazio la malinconia di gioie passate e l'atrocità di perdite subite, le cui ferite a sanguinare continuano ancora?

Che cosa chiede la persona a se stessa, quando si approssima ai confini dell'esistenza, quando la Fine non è più soltanto oggetto di dotto filosofare ma diventa inallontanabile meta che si avvicina sempre di più?

Forse chiede soltanto di poter scivolare in silenzio lungo il pendio del Declino e di resistere alla tentazione di ingaggiare col Fato una lotta che sarebbe soltanto una vana pugna. 

sabato 30 agosto 2025

Brezza che t'alzi


      Brezza che t'alzi dopo il temporale, porti con te la rasserenante frescura che tregua dà dalla calura oppure il gemito delle piante abbattute dalla forte pioggia?

      Brezza che t'alzi dopo il temporale, porti con te fra le macerie il risveglio della vita oppure la triste eco della distruzione?

      Brezza che t'alzi dopo il temporale, porti con te il sorriso di chi guarda all'orizzonte con la voglia di ripartire oppure le lacrime di chi guarda al vuoto che d'ora in poi segnerà la sua vita?

      Brezza che t'alzi dopo il temporale, sei carezza che conforta o gelido soffio che infierisce sulle ferite?

mercoledì 27 agosto 2025

Cade una foglia dall'albero


      Cade una foglia dall’albero, sotto un grigio cielo autunnale.

      Leggera, ha fatto il suo tempo; leggera, ha esaurito la sua linfa dopo avere assolto al suo compito.

      Ha dato forma al risveglio di vita che in primavera è passata dalle radici attraverso il tronco e i rami. Ha dato gioia a chi la vedeva colorata di un verde vivo. Ha protetto i frutti che sono nati e maturati.

      Ed ora, giunto l’autunno, colorata di rame, cade leggera per depositarsi sul terreno che contribuirà a nutrire, a proteggere dal freddo invernale col caldo manto formato con tante altre sorelle: metafora commovente del ricordo di chi non c’è più ma che continua a scaldare i nostri cuori dall’inverno della tristezza.

      La pioggia e la neve la dissolveranno facendola diventare parte del terreno, da cui sorgerà nuova vita, da cui spunteranno nuove piante: anello di congiunzione fra passato e futuro, in un cammino di infiniti ritorni.


lunedì 25 agosto 2025

Figure geometriche


Cerchio.

      Tutto scorre, tutto ritorna al punto di partenza.

      Sensazione d’abisso dell’Infinito: non esiste un punto di riferimento, un Nord, un Sud, un Ovest, un Est; e il girare intorno dà vertigine.

      Completezza, totalità: simbolo di Dio.

 

Triangolo.

      Invito a non dividere il mondo in due parti, fra Bene e Male, a non cadere nell'errore dei manicheismo.

      Fra la tua visione delle cose e quella di chi ti parla, ce n’è sempre una terza, quella della sintesi, quella del terzo lato che unisce gli altri due.

 

Rombo.

      Composto da due triangoli uniti per la base, ti dà la metafora che ogni cosa si può specchiare nel suo contrario e che se lo rovesci vedi le stesse cose a parti invertite.

      L’armonia del mondo sta nel rimanere tutti uniti per la stessa base, quella della vita.

 

Quadrato.

      Simbolo dell’uguaglianza ma anche della monotonia, ti dà l’idea della solidità e di una vita senza sorprese ma ti suggerisce pure il paragone con la noia, con la mancanza di fantasia, con lo scorrere lento di giorni sempre uguali.

 

Rettangolo.

      La sicurezza della figura solida, compatta, senza sbavature, ma anche la salutare differenziazione che ti fa percepire che c’è un largo e c’è un lungo, che c’è un basso e c’è un alto, che al mondo ci sono le diversità che lo rendono più bello e con le quali devi confrontarti.

 

domenica 24 agosto 2025

Scherzi a Ischia


Eccomi pronto a raccontare gli scherzi che feci agli amici con cui trascorsi tre vacanze ischitane, dal 1994 al 1996.

Il primo anno fui limitato nei miei movimenti da una rovinosa caduta nei pressi della Chiesa del Soccorso (che io ribattezzai Chiesa del Pronto Soccorso), a causa della quale mi procurai la distorsione al polso sinistro con immediata steccatura del medesimo.

Anzi, il primo scherzo della vacanza non lo feci, lo subii. Fu Maury, una sera, a farmi il sacco. Dicesi "sacco" quello scherzo tipicamente da caserma in virtù del quale si toglie dal letto una delle due lenzuola e si piega e blocca la rimanente in modo che sembrino due: la vittima, tratta in inganno da sì adattamento del lenzuolo, prova e riprova a infilarsi in mezzo ma non ci riesce. E così accadde anche a me: entrai nella camera a sei letti in cui io, Maury e altri amici eravamo ospitati e provai una buona mezz'ora a infilarmi, nel mio letto, in quelle che credevo essere due lenzuola. Alla fine, mentre Maury, comodamente già sistematosi nel suo letto, già rideva sotto i baffi, esclamai spazientito: "Ma che cazzo hanno fatto?!".

Subito dopo l'amicone mi avvisò dello scherzo, mi informò della sua natura e mi restituì il lenzuolo sottratto e debitamente nascosto, aiutandomi a risistemare il letto.

Maury fu altresì l'ideatore e il suggeritore dello scherzo che quel primo anno mi vide come esecutore materiale.

Ultima sera di vacanza. Dopo cena, si decise di fare il classico bagno di mezzanotte, nella piscina con acqua termale dell'agriturismo dove ci trovavamo. Io non potevo farlo, causa polso steccato, e Maury mi propose: "Mentre noi facciamo il bagno, tu nascondi gli asciugamani e gli accappatoi degli altri, così quando escono sai che ridere nel vederli tutti infreddoliti". Potevo io rifiutare sì allettante prospettiva? Certo che no!

E così, mentre gli altri si sollazzavano in acqua, io quatto quatto nascosi ogni accappatoio e ogni asciugamano, COMPRESO PERO' ANCHE QUELLO DI MAURY (eh, eh, eh!), dietro la siepe che circondava la piscina.

Quando, ad uno ad uno, i bagnanti di mezzanotte uscirono dalla vasca, fu uno spettacolo favoloso vederli stupefatti per la scomparsa di sì provvidenziali manufatti tessili e subito dopo osservarli mettersi a battere i denti per il freddo e a strofinarsi energicamente braccia, gambe e addome per avere un minimo di riscaldamento corporeo.

Già, perché quello che frega del bagno di mezzanotte non è la temperatura dell'acqua (quella ambiente è ancora calda del sole estivo da poco tramontato, non parliamo poi di quella termale, che era per l'appunto il nostro caso) ma il contrasto fra l'acqua ancora calda e l'aria fresca della notte.

Solo Maury, da vero macho, non sembrava patire i simpatici effetti del calo di temperatura fra acqua e aria. Forse perché un po' se lo aspettava che non l'avrei risparmiato e non aveva patito l'effetto sorpresa.

Rimessisi dallo shock termico in modo sufficiente da potersi muovere con riacquistata disinvoltura, i nostri amici si misero mettersi alla ricerca dei loro asciugamani e accappatoi. Che del resto non impiegarono molto a ritrovare.


La seconda vacanza a Ischia, quella del 1995, fu quella più bella. Sia perché c'era Uccio, che fu sempre il collante della nostra compagnia e il catalizzatore di buonumore, risate e scherzi. Sia perché, badando bene a tenermi alla larga dalla Chiesa del Soccorso, non mi infortunai e, nel pieno possesso delle mie facoltà fisiche, mi scatenai in vari divertimenti.

Per la verità, all'inizio della vacanza Maury, che l'anno precedente mi aveva suggerito lo scherzo di nascondere asciugamani e accappatoi durante il bagno di mezzanotte, questa volta me ne propose uno ancora più bastardo. Mi disse cioè: "Mettiamoci d'accordo: io mi metto a parlare con qualche nostra amica per distrarla, tu arrivi da dietro, le slacci il top del costume da bagno e glielo porti via". Ma mi rifiutai categoricamente di fare una cosa del genere: non faccio scherzi da frustrato sessuale.

Lo scherzo ricorrente che feci, e che mi guardai bene dal comunicarlo agli amici (quando, mesi dopo, lo confidai a Maury, questi ci rimase male assai), fu di fare pipì mentre facevo il bagno nella piscina con acqua termale. Sempre mesi dopo, raccontai lo scherzo al mio collega Luciano e questi mi disse: "Non dovevi pisciare in piscina, ci dovevi cagare dentro". Azione che sarebbe stata del tutto inutile, perché, facendovi il bagno i miei amici, di stronzi che galleggiavano sull'acqua ce n'era più che a sufficienza.

Col secondo scherzo mi presi la rivincita sul sacco che Maury mi aveva fatto l'anno prima. Una sera, mentre Maury e gli altri piroettavano sulla terrazza dell'agriturismo al ritmo delle danze popolari, mi fiondai nella camera a noi assegnata portandomi dietro una bottiglietta d'acqua e ne versai il contenuto sul letto di Maury, AD ALTEZZA INGUINALE: in modo che, progettai beffardamente, il giorno dopo i ragazzi che curavano la pulizia delle camere, vedendo le lenzuola bagnate IN QUELLA ZONA, pensassero che Maury avesse fatto la pipì a letto. Alla veneranda età di quasi 36 anni.

Lo scherzo riuscì a metà, nel senso che il disagio glielo procurò ma la figuraccia del piscione non la fece, perché, quando scoprì la macchia imbarazzante, Maury tolse le lenzuola andandole a stendere fuori dalla camera e quella notte dormì sul nudo materasso.

Non avevo calcolato che per bagnare solo una piccola parte del materasso sarebbe bastata una modesta quantità di acqua e io invece ci versai sopra l’intero contenuto della bottiglietta da mezzo litro, inzuppandolo del tutto.

Durante le cene all'aperto nell'agriturismo che ci ospitava, presi di mira Uccio.

La cucina di Vito era in buona parte a base di limone, le cui scorze abbondavano sulla tavola al termine del desinare. Io, allora, ero solito prenderne una, andare di soppiatto alle spalle di Uccio, che era ancora seduto, tirargli all'indietro la maglia e far cadere la scorza di limone fra le spalle di Ucico e la sua maglia.

Poiché dopo un paio di giorni, il giochino rischiava di diventare monotono, a patire dal terzo introdussi una piccola aggiunta: dopo che la scorza gli era scivolata lungo la schiena, ponevo una mano sulla maglia di Uccio e gli facevo un energico massaggio onde spiaccicargli ben bene la scorza sulla schiena.

Naturalmente, non mi feci mancare nemmeno qualche puntatina sul classico. E dire classico a proposito di scherzi in una località Doretta significa dire gavettone.

Secchi di plastica a bordo della piscina ce n'erano a disposizione, così come gli amici che prendevano il sole a bordo di essa e che, di conseguenza, erano ottimi bersagli.

La condizione per la buona riuscita di un gavettone è calcolare bene la quantità di acqua da mettere nel secchio: troppo poca, impedisce al bersaglio di essere adeguatamente innaffiato; troppa, invece, fa correre il rischio di non raggiungere la vittima designata.

Attinta ogni volta la quantità giusta di acqua da un rubinetto poco distante dalla piscina, mi davo da fare per colpire.

Se l'amico o l'amica era sveglia e vigile, prendendo le vie larghe mi posizionavo alle sue spalle e, oplà!, lanciavo l'acqua che gli pioveva addosso senza che egli o ella potessero accorgersene.

Se invece vedevo il bersaglio addormentato o assorto nei suoi pensieri talmente tanto da non vedere davanti a sé oppure intento a leggere, allora preferivo l'attacco frontale: tanto, non me ne importava un fico secco di essere identificato come l'autore del gavettone. Bastava posizionarsi un due-tre metri di fronte al bersaglio ed effettuare il lancio della tumida massa.

Il gavettone frontale è decisamente il migliore, come dinamica e come capacità di coprire completamente d'acqua la vittima. Inoltre, ha maggiore visibilità e può attirare di più l'attenzione dei presenti, incrementandone l'effetto goliardico.

Encomiabile e commovente fu la reazione di Marco, il quale, quando sollevando lo sguardo dal libro che stava leggendo si accorse che stavo per tirare il gavettone, gridò: "I libri!", e fece scudo col suo corpo ai volumi che si era portato sulla sedia sdraio. Eroe con la "e" maiuscola: non temette neppure un secondo di esporsi alla secchiata e il suo primo pensiero fu di proteggere i suoi libri.

Dove, modestia a parte, raggiunsi la perfezione fu nel gavettone lanciato a Sandra. Ma non per miei meriti particolari; così, mi riuscì bene e basta. Sandra era addormentata su una sedia sdraio a bordo piscina. Silenziosamente mi posizionai col secchio d'acqua in mano a circa tre-quattro metri da lei ed effettuai il lancio. Vista la distanza, ebbi la soddisfazione di vedere la compatta massa acquea uscire dal secchio, librarsi un attimo in aria e planare su tutto il corpo di Sandra, che naturalmente si svegliò all'improvviso. La mia soddisfazione fu ancor più grande perché gli altri amici, avendomi visto col secchio in mano, si erano fermati ad osservare la scena e dopo ridevano di gusto, mostrando di avere notevolmente apprezzato la mia performance. Sandra si alzò di scatto dalla sdraio e voleva buttarmi in piscina, dimostrando così di essere la sola a non avere apprezzato il gavettone, ma poi desistette dal suo desiderio di rendermi pan per focaccia ossia riempiendo il secchio d'acqua e poi facendomi colare il contenuto a partire dalla testa; io rimasi immobile a subire la giusta replica.

Veniamo ora allo scherzo delle foto che feci a Maury. L'ispirazione mi venne dalla scena del film Amici Miei Atto II in cui, al bar ristorante del Necchi, gli amiconi prendono un attimo "in prestito" le macchine fotografiche per immortalare con degli scatti le loro (degli amiconi) parti virili e i loro fondoschiena, immaginandosi la sorpresa dei turisti nipponici che, al loro ritorno in patria avrebbero fatto sviluppare le foto, vedendovi dei prodigi "architettonici" del tutto imprevisti. Eh, sì, avere cultura cinematografica a volte aiuta proprio.

E così, quando il venerdì pomeriggio della settimana di vacanza ad Ischia ci recammo alle Terme di Poseidon, approfittai del quarto d'ora in cui Maury era andato a fare la sauna e aveva lasciato la sua macchina fotografica in custodia a me, che me ne rimasi spaparanzato su una sedia a sdraio. Presi il provvidenziale strumento tecnologico e mi misi a scattare foto "compromettenti" all'insaputa di Maury. Lo ammetto: a ispirarmi lo scherzo fu la scena del film Amici miei - Atto II in cui esso viene fatto al bar ristorante del Necchi ai danni dei turisti giapponesi.

Di foto clandestine ne feci comunque soltanto due. Una in cui mi immortalai il "davanti"; naturalmente col costume da bagno indossato, perché se mi fossi fotografato ignudo, mi avrebbero certamente arrestato in quanto mi trovavo all'aperto. La seconda foto fu un autentico atto di perfidia da parte mia: Maury era venuto in vacanza senza la palla al piede, pardon, senza la sua compagna, Grazia, che aveva appena cambiato lavoro e non poteva ancora prendersi delle ferie; or bene, sapendo che Grazia era oltremodo gelosa, scattai una foto con l'immagine della leggiadra ragazza in bikini che in quel momento stava prendendo il sole a pochi metri da me. Eh, sì, lo ammetto: a volte sono proprio stronzo. Solo a volte?


Quella del 1996 fu l'ultima vacanza che io e gli altri amici passammo insieme. Uccio non venne e la cosa basta già a spiegare il calo del clima di allegria e di convivialità fra di noi. Ma c'era di più: la sensazione, per lo più inespressa, che cambiamenti in vista nella vita di alcuni di noi e forse anche piccoli screzi, piccole o grandi divergenze, avrebbero presto portato allo scioglimento della nostra compagnia. Cosa che puntualmente si verificò di lì a qualche mese. Di fatto, il matrimonio di Santiago e di Letizia, celebratosi nella primavera dell'anno successivo, fu l'ultima occasione in cui quasi tutti ci trovammo insieme.

Certo, nel settembre del 1996, non mancarono momenti di allegria e di spensieratezza ma la magica atmosfera dell'amicizia di gruppo era già incrinata.

E così, fra una battuta di Capi e l'altra (notevoli le "Se il cielo è foscolo, chiamate Ugo" e "L'isola che si vede dopo Ventotene è Ventinovene"), l'unico scherzo che feci fu quello a Cristiana.

Se la memoria non m'inganna, fu proprio Capi a suggerirmela come bersaglio.

Fu uno scherzo in tono minore, perché anch'io risentivo del clima più depresso che vacanziero che si respirava fra di noi. Mi limitai a sottrargli una maglietta mentre lei era in piscina e a nascondergliela dietro la siepe che circondava la piscina medesima.

Lo scherzo diede origine a un mistero: quando rivelammo a Cristiana, che da una buona mezz'ora stava cercando la sua maglietta, il posto dove l'avevo nascosta, lei vi si recò e poi ci disse che l'indumento non c'era. Può darsi che nel frattempo qualcuno se ne fosse impossessato ma Capi sospettò che si trattasse di una piccola vendetta cinese di Cristiana, che aveva trovato la maglietta ma voleva farci credere il contrario. Fatto sta che il buon Capi la risarcì regalandole una delle sue T-shirt.