Mare fluido
come la vita, dolce come la vita, amaro come la vita, crudele come la vita.Mare in
cui ti culli al caldo del sole o sotto un cielo stellato, abbandonandoti alle
stesse sensazioni di pace, di sicurezza e di protezione, provate agli albori
della vita nel liquido amniotico, liquido primordiale squarciato di colpo dal
"big bang" del parto, dal tuo "big bang".
Mare in
cui allegramente sguazzi credendoti inaffondabile e ignorando che basta
un'ondata improvvisa o un istante di stanchezza o di distrazione per mandarti a
fondo, perché nel letto del fiume della tua vita può sempre abbattersi a
tempesta fulminante che tutto travolge, che tutto rimescola.
Mare in
cui il navigare sembra placido e certo ma in cui non basta tendere lo sguardo
al cielo per vedere le nubi messaggere di venti, e in cui bisogna volgere gli
occhi alla superficie piana dell'acqua, perché anche gli scogli possono causare
il naufragio: metafora dei tuoi sentieri, nelle cui pietre puoi anche
inciampare.
Mare in
cui tutto può cambiare, tutto può assumere il ruolo opposto a quello avuto fino
ad allora; ed ecco dunque le placide acque, apparente sinonimo di rotta sicura,
trasformarsi all’improvviso in leoni che emettono il ruggito dei venti; ed ecco
invece gli scogli, apparenti o reali trappole per lo scafo della tua nave,
trasformarsi in appigli, in ancore a cui aggrapparti se la tua imbarcazione sta
colando a picco.
Mare che
ti lambisce, che ti accarezza i piedi quando cammini sulla spiaggia, e che è
dunque vicino, mare che tocchi, mare concreto, ma anche mare che spalanca
davanti a te la sua immensa distesa: metafora dell'Infinito e dell’Ignoto.
Mare che
tocchi con i tuoi piedi oppure, chinandoti, con le tue mani, e che sfugge
immediatamente dai tuoi arti, come la sabbia che ti illudi di trattenere, come
i sogni e le speranze, che il più delle volte scivolano via dalla tua vita.
Mare che
ti sembra luogo di libertà, perché sulle sue onde non ci sono confini.
Mare che
ti tiene prigioniero, sradicato dalla tua terra e dai tuoi cari, e che fa
dunque di te un esule smarrito.
Mare nel
quale ti immergi assaporando momenti di solitudine, al riparo dal rumore
incessante della spiaggia del mondo.
Mare
in cui non puoi sopravvivere a lungo e che devi presto lasciare per tornare
alla terra, per tornare ai tuoi simili, per tornare alla vita, che da solitario
non vale la pena di essere vissuta.