Una
volta, commentando alla tv i colpi di testa di Ilie Nastase, grandissimo
tennista rumeno, Nicola Pietrangeli disse: "Gli Americani multano
spessissimo Nastase ma lo adorano moltissimo".
Anch'io
negli anni '70, quando cioè giocava a tennis, stravedevo per lui: sia per la
sua classe che, soprattutto, per le sue trovate istrioniche.
Da
leggenda è lo scherzo del gatto nero che fece ad Adriano Panatta. I tennisti
italiani e quelli romeni erano molto amici e, quando si ritrovavano a Roma o
comunque in Italia, andavano spesso a cena insieme. Una sera, mentre guidava
Panatta, un gatto nero attraversò la strada. Panatta inchiodò per evitare di
investirlo ma, rivelandosi oltremodo superstizioso, non ripartì finché non
passò un'altra autovettura onde evitare di prendersi la iella che dicono che
cada addosso a chi si vede attraversare la strada da un gatto nero.
Or bene,
Nastase memorizzò l'accaduto e nel successivo incontro di Coppa-Davis fra
l'Italia e la Romania chiese ad un amico di portare sugli spalti un gatto nero
in una gabbia e di liberarlo in uno dei momenti topici del suo match con
Panatta. Cosa che l'amico fece.
Il gatto
nero entrò in campo, Panatta sbiancò per il terrore, poi capì chi era stato
l'autore dello scherzo e rivolse un pesante insulto al tutto goduto Nastase.
Se
ricordo bene, era l'agosto del 1972 e durante il doppio Panatta ebbe un'altra esplosione di rabbia quando dalla
tribuna, in un momento delicato del match, una spettatrice italiana gridò:
"Viva Nastase!". E Ilie cercò di calmare Panatta dicendogli: "E'
una mia amica".
Ancora
più perfido fu lo scherzo che Nastase fece a Jan Kodes, tennista cecoslovacco.
Era
ancora l'era del socialismo reale nei Paesi dell'Europa dell'Est e gli sportivi
di quei Paesi non potevano certo dirsi strapagati, nemmeno quelli più bravi a livello internazionale. E in caso
di trasferte dovevano spesso arrangiarsi con mezzi propri. Come fece Kodes, che
per recarsi a Bucarest, dov'era in programma una sfida di Coppa Davis fra
Romania e Cecoslovacchia, si fermò al posto di confine romeno a bordo della sua
autovettura.
Or bene,
ad aspettarlo c'era Nastase, che all'epoca era già colonnello dell'esercito
romeno e che per l'occasione aveva indossato la divisa, inforcato un paio di
occhiali scuri e incollato sotto il naso due baffoni posticci, per rendersi
irriconoscibile.
Camuffando la voce e chiaramente d'accordo con le guardie di frontiera,
quel burlone di Ilie non solo fece perquisire minuziosamente Kodes e il suo
bagaglio ma gli fece letteralmente smontare l'automobile, alla ricerca di
inesistenti oggetti di importazione vietata.
E solo
dopo che l'autovettura era di fatto in pezzi si tolse occhiali e baffoni
posticci e rivelò la sua vera identità a Jan Kodes.
Anche
sui campi da tennis Nastase non mancò di sfoggiare il suo spirito istrionico.
Una
volta, affrontando un giovanissimo Borg, smise all'improvviso di giocare
andando a firmare autografi tra gli spettatori, Borg perse la concentrazione e
venne battuto.
Non ci
cascò più nel 1976, quando batte Nastase nella finale del torneo di Wimbledon.
Quella volta, Ilie smise ripetutamente di giocare per andare a sbattere un
asciugamano davanti al banco dei fotografi, accusati di disturbarlo con i loro
scatti.
Sempre a
Wimbledon, uno o due anni dopo si inventò un'inesistente pioggia che,
cadendogli sugli occhi, gli impedito di giocare. Ma in quella circostanza, fu
un giochetto condiviso col suo avversario, l'olandese Tom Okker, e non una
tattica goliardica per deconcentrarlo.
Infine,
giocando negli U.S.A., Nastase una volta perse le staffe per una decisione da
lui giudicata errata del giudice di sedia, si tolse le scarpe e gliele tirò
addosso.
Non c'è che dire: davvero un gran
burlone.