Ci sono notizie che tagliano le
gambe, rattristano, fanno venire voglia gettare la spugna e rinunciare a
sperare nel genere umano.
Ieri, durante i funerali di
Paolo Rossi, dei ladri ne hanno svaligiato la casa, portandosi via oggetti che,
al di là del loro valore materiale, erano ricordi.
Penso allo strazio della moglie
e delle loro due figlie in tenera età nel perdere un marito e un padre. A
strazio si è aggiunto strazio, nel tornare a casa e trovarsi prive di quei
ricordi.
E non è la prima volta che
capita. Ieri se ne è parlato perché è rimasta coinvolta una famiglia famosa ma
accade spesso che i ladri approfittino dell'assenza dei proprietari per eventi
famigliari quali battesimi, matrimoni e funerali, per compiere le loro
nefandezze.
Chi poi deruba una famiglia
assente per partecipare alle esequie di un congiunto, è ancora più infame.
Svaligiare una casa non è un
semplice reato di furto, è portare via dei pezzi di vita, privare le persone
dei loro ricordi, è un atto violento, è un'azione sacrilega, perché colpisce la
vita, la cosa più sacra a questo mondo.
Non voglio fare alcuna scena.
E' da ieri sera che ci sto male, che sento ancora più dolorosa la perdita di
Paolo Rossi, come se la sua ancor giovane età e le figlie giovanissime che ha
lasciato non fossero già sufficienti motivi di tristezza.
Al giorno d'oggi, mentre
l'aggettivo "buono" viene deriso e disprezzato, l'aggettivo
"cattivo" non viene più usato.
Chi ha svaligiato ieri la casa di Paolo Rossi,
come chi lo ha fatto a tante altre famiglie, è cattivo.
Probabilmente è l'Umanità ad
essere cattiva nel suo complesso.
Penso che, nel giorno del Giudizio, Dio potrà perdonare ben pochi fra gli esseri umani.