venerdì 10 febbraio 2017

Ricordarti com'eri

Ricordarti com'eri,
quando ancora la vita
lungo i suoi sentieri
era via fiorita.

Ricordarti com'eri,
senza lacrime o rabbia,
senza tristi pensieri
che corron come sabbia.

Spensierata era allora
la vita per noi tutti,
mentre chi resta ora
galleggia triste nei flutti

di dure perdite, di vuoti,
che s'ammucchiano grevi
come schiaccianti moti,
come gelide nevi.

Era un tempo radiosa
l'età col futuro davanti,
quando già Anna Rosa
ascoltava i tuoi canti.

Era un tempo gioioso
quello nel quale cresceva
Luca forte e generoso,
che da te apprendeva.

Ora hai chiuso gli occhi
per sempre sul mondo
e, per quanto trabocchi
la tristezza nel profondo

per tutto quel che hai dato
e che non darai più,
grati per averti incontrato
in questa vita, quaggiù,

noi per sempre saremo
nei giorni che verranno;
noi ti ricorderemo
con quel morbido panno

che dei ricordi è dolcezza,
che fa vivere ancora
nella sua interezza
i bei momenti che allora

regalasti ai tuoi cari,
col tuo essere araldo
di giorni mai amari.
Ciao, cugino! Ciao, Aldo!

Alla luminosa e indimenticabile memoria di mio cugino Aldo Gambarelli.

lunedì 6 febbraio 2017

Vergogna e arena

Laggiù, nella torrida arena,
c'è un fiero toro che sogna,
invano, ancora la cena:
prova d’umana vergogna.

Affluita è molta gente
a vedere la sua fine;
è spettacolo divertente
solo per persone meschine,

dall’animo bieco, crudele,
simile a quello del tristo
che secoli prima il fiele
diede da ber a Gesù Cristo.

Adesso il toro attacca,
lesto il torero lo para,
scostando mantello e giacca.
L’arena è una tonnara.

Di nuovo il toro assale,
però lo trafigge la lama
precisa del suo rivale:
la morte ingiusta lo chiama.

Gli giungon le festose urla
di chi, dal sangue ammaliato,
non capisce che crudel burla
sia per chi è condannato,



questa spietata esultanza
nel veder il sangue che scorre,
nel veder l’assurda mattanza
del toro che ancora corre,

con la vista già annebbiata,
mentre chi guarda nell’arena,
sempre più dal sangue bagnata,
in cuor suo non prova pena

per l’animale che fuggire
via da sé sente la vita,
mentre è l’umano gioire
come sale sulla ferita.

Certo la gente esultante
e priva di ogni decoro,
venuto l’ultimo istante,
non vede negli occhi del toro,

il quale sulla rossa sabbia
è accasciato e morente,
lo stupor unito a rabbia
di essere morto per niente.

5 febbraio 1982, rielaborata il 6 novembre 1999.


L’amore per gli animali, una delle costanti dei miei pensieri e del mio sentire, unito allo sdegno per la crudeltà e l’ingiustizia verso l’uccisione senza alcun motivo di tanti esseri viventi.