Un giorno Don Pino (Don Ermanno Giuseppe
Travella), mio insegnante di Religione in Terza Media, entrò in classe, tirò
fuori dalla borsa un libro e ci disse: “Questo è un libro pubblicato da una
casa editrice cattolica e raccoglie un po’di barzellette aventi per oggetto i
preti, le suore e la Chiesa [cattolica]”.
Dopo di che, lo aprì e, man mano che lo
sfogliava, ce ne leggeva qualcuna. Ridemmo per tutta l’ora di lezione.
Ma non si creda che per lui insegnare fosse
una burla: trattava spesso temi seri, drammatici, difficili, in sostanza si
occupava anche di “argomenti ostici” (come li avrebbe tanti anni dopo definiti
il mio amico Don Matteo Sorasio). Fra parentesi, in tutto il mio cursus studiorum, Don Pino è stato
l’unico docente che ci faceva fare i compiti in classe di Religione.
L’ora di Religione passata ad ascoltare
le barzellette raccontateci da Don Pino si è idealmente saldata in me, 46 anni
dopo, quando, nelle scorse settimane, ho letto il libro Anche Dio ride di Padre James Martin, SI, pubblicato da San Paolo Edizioni.
Il filo conduttore fra queste mie due
esperienze è rappresentato dal vivere la
vita terrena come gioia e felicità, come un “anticipo di Paradiso” (parole di
Padre Martin), e non, nel senso deteriore dell’espressione, come una valle di
lacrime, come un percorso di sole sofferenze (che pure ognuno di noi
inevitabilmente patisce) e men che mai come un sentiero dove il diavolo è
continuamente in agguato.
Come mi disse Don Matteo Sorasio a
proposito di certi sacerdoti invasati, “non si può vivere vedendo il diavolo
sempre e dappertutto”.
E proprio Padre Martin osserva che “la
risata è l’arma più temuta dal diavolo”. Ridendo lo si disarma, perché non fa
più paura e quindi non condiziona più l’esercizio di quel libero arbitrio che è
uno dei più preziosi doni di Dio.
Interessante e meritevole di riflessione
è la constatazione che l’Autore fa del fatto che molti santi erano anche
spiritosi nella loro vita quotidiana. Mi viene in mente al riguardo la battuta
che Dario Fo fece davanti a centinaia di frati francescani quando andò a
rappresentare ad Assisi il suo Francesco, Giullare
di Dio: “San Francesco era spiritoso, ed era anche spirituale”. Al che, i
frati proruppero in un boato di risate.
Non solo santi “comuni”. James Martin ci
fa sapere che ad avere uno spiccato senso dell’umorismo erano anche celebri
mistici, come Sant’Ignazio di Loyola e Santa Teresa d’Avila. Contrariamente
all’immagine tradizionale che si ha di essi come di persone compunte,
ieratiche, seriose, che non sorridono e non ridono mai.
Il libro di Padre Martin può essere letto
in tre modi:
-
per il piacere di leggere storielle e
barzellette sulla religione;
-
per l’approfondimento teologico della
gioia e del riso;
-
per la comprensione di episodi “seri”
delle Scritture.
Spulciare il volume solo per divertirsi
un po’ con le barzellette e gli aneddoti divertenti che l’Autore riporta (fra
l’altro citando spesso frasi di Papa Giovanni XXIII), è una scelta legittima ma
che priva comunque il lettore di tutta la profondità dell’analisi svolta da
James Martin su questo argomento.
Anche
Dio ride costituisce infatti una puntigliosa ricostruzione storica e
teologica del ruolo che la gioia, la felicità, l’umorismo e il riso hanno e
devono avere nella vita dei credenti.
Colpisce l’ampiezza e la varietà delle
fonti e degli autori che cita, compresi molti non cattolici: protestanti,
israeliti, musulmani. Segno questo, che l’ironia e l’umorismo, dono di Dio (che
è lo stesso per tutti i credenti) devono o dovrebbero pervadere tutte le
religioni.
James Martin si sofferma su due punti
essenziali: sia l’Antico che il Nuovo Testamento sono pieni di episodi
divertenti; Gesù raccontava spesso storie che inducevano al riso.
Perché, allora, ancora oggi nelle
Scritture i fedeli guardano soprattutto alla Passione, sulla quale naturalmente
non c’è niente da ridere?
Perché il senso dell’umorismo all’epoca
della Bibbia era diverso da quello di oggi e, soprattutto, perché per
diffondersi il Cristianesimo ha avuto bisogno dell’incontro e del “matrimonio”
con la cultura ellenistica, nella quale c’è ben poco spazio per l’umorismo. E
così, fin dalla stesura dei Vangeli, non si è visto i vari spunti divertenti di
cui è disseminato l’Antico Testamento e gli autori dei Vangeli non hanno
incluso nei loro testi gran parte degli episodi della vita di Gesù in cui il
Nazareno rideva e scherzava.
Quanto alla comprensione degli episodi
“seri” dei Vangeli, devo ammettere che solo leggendo il libro di Padre Martin
ho appreso il vero significato della Visitazione.
Concludo con un’osservazione che non
vuole essere politica ma morale e cristiana. Padre Martin in Anche Dio ride associa spesso Dio al
concetto di accoglienza.
Ciò dovrebbe far aprire gli occhi a tutti
coloro che invece, al giorno d’oggi, basano sul rifiuto dell’accoglienza del
debole e del diverso la propria ragione di esistere, se non addirittura il loro
modo per acquisire consensi. Il rifiuto dell’accoglienza è il contrario del
modo cristiano di pensare e di agire.
Anche
Dio ride è un libro che mi ha dato molto e, soprattutto, mi ha confermato
che si può essere credenti e contemporaneamente ridere su quelle che fra’ Paolo
Sarpi definiva “le cose della religione”.