L'oscuro t'avvolge, forse sfumando da un lento tramonto, forse con l'istantaneità di un flash che t'acceca.
Rimani immobile: sorpresa o paura che sia, non vedi più, non ti muovi più, non articoli più pensieri.
Ma è solo un attimo, un istante necessario a calarti nella dimensione del buio.
Anche il buio ha una sua luce; anche il buio ha i suoi colori, le sue sfumature.
Il buio è solo una diversa coltre, spessa, meno trasparente, ma la mente vede attraverso di esso, vede un passato macchiato di errori che inducono rimorsi e costellato di vuoti che inducono strazio, e immagina un futuro che, come tale, ancora non c’è.
Lo sguardo s'abitua a distinguere particolari luminosi, che a poco a poco diventano insieme coerente; è come un quadro dai cupi colori: a poco a poco, lo osservi con più attenzione, ti avvicini ad esso e scopri riflessi cromatici più chiari e forme nitide che prendono forma dall'oscurità informe.
La mente supera gli ostacoli del sipario calato, delle luci spente del conosciuto, e scava dentro l'anima come dentro i concetti irrisolti, le questioni irrisolte, le domande che sembrano negarsi risposte che si celano oltre il buio.
L'anima s'apre a meditazioni spesso negate dalla luce del mondo, dai lumi del quotidiano.
L'oscuro t'avvolge ma non per accecarti, per immobilizzarti, per ingabbiarti: ti dà un'occasione per affinare una vista che ti sarà utile anche quando le tue torce del giorno dovessero affievolirsi o venire meno.
L'oscuro ti fa imparare a vedere in cantine, grotte, tane e caverne, rendendoti poi in grado di vedere meglio ciò che dal suolo emerge e dalle stelle è soffusamente inondato.

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