giovedì 27 novembre 2025

Mare


Mare fluido come la vita, dolce come la vita, amaro come la vita, crudele come la vita.

Mare in cui ti culli al caldo del sole o sotto un cielo stellato, abbandonandoti alle stesse sensazioni di pace, di sicurezza e di protezione, provate agli albori della vita nel liquido amniotico, liquido primordiale squarciato di colpo dal "big bang" del parto, dal tuo "big bang".

Mare in cui allegramente sguazzi credendoti inaffondabile e ignorando che basta un'ondata improvvisa o un istante di stanchezza o di distrazione per mandarti a fondo, perché nel letto del fiume della tua vita può sempre abbattersi a tempesta fulminante che tutto travolge, che tutto rimescola.

Mare in cui il navigare sembra placido e certo ma in cui non basta tendere lo sguardo al cielo per vedere le nubi messaggere di venti, e in cui bisogna volgere gli occhi alla superficie piana dell'acqua, perché anche gli scogli possono causare il naufragio: metafora dei tuoi sentieri, nelle cui pietre puoi anche inciampare.

Mare in cui tutto può cambiare, tutto può assumere il ruolo opposto a quello avuto fino ad allora; ed ecco dunque le placide acque, apparente sinonimo di rotta sicura, trasformarsi all’improvviso in leoni che emettono il ruggito dei venti; ed ecco invece gli scogli, apparenti o reali trappole per lo scafo della tua nave, trasformarsi in appigli, in ancore a cui aggrapparti se la tua imbarcazione sta colando a picco.

Mare che ti lambisce, che ti accarezza i piedi quando cammini sulla spiaggia, e che è dunque vicino, mare che tocchi, mare concreto, ma anche mare che spalanca davanti a te la sua immensa distesa: metafora dell'Infinito e dell’Ignoto.

Mare che tocchi con i tuoi piedi oppure, chinandoti, con le tue mani, e che sfugge immediatamente dai tuoi arti, come la sabbia che ti illudi di trattenere, come i sogni e le speranze, che il più delle volte scivolano via dalla tua vita.

Mare che ti sembra luogo di libertà, perché sulle sue onde non ci sono confini.

Mare che ti tiene prigioniero, sradicato dalla tua terra e dai tuoi cari, e che fa dunque di te un esule smarrito.

Mare nel quale ti immergi assaporando momenti di solitudine, al riparo dal rumore incessante della spiaggia del mondo.

Mare in cui non puoi sopravvivere a lungo e che devi presto lasciare per tornare alla terra, per tornare ai tuoi simili, per tornare alla vita, che da solitario non vale la pena di essere vissuta.


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