Anche in quel 2078 a New Run,
nell'Arizona, fervevano gli allenamenti per l'annuale Memorial Fidippide,
maratona che ogni anno assegnava il titolo di miglior corridore dello Stato.
Favoriti per la vittoria erano John Speed,
campione uscente e detentore del record, e Jack Peasum detto l'Uncorrect, che
da anni arrivava sempre secondo.
Un giorno gli atleti si allenarono in
mezzo al deserto, per allenarsi alle condizioni estreme di caldo e siccità.
Jack Peasum stava correndo insieme ad
altri due compagni di squadra sotto un sole che spaccava le pietre e in mezzo
ad una sconfinata ed arroventata distesa di pietre e sabbia.
Essendo più veloce di loro, dopo pochi
minuti iniziò a distanziarli.
"Rallenta, Jack! - Gli disse uno dei
suoi compagni di squadra. - E' solo un allenamento. Anche tu non devi far altro
che rispettare la tabella di marcia dell'allenatore."
Ma Peasum, che voleva sempre essere il
primo in ogni situazione, fece di no con un cenno della mano, senza nemmeno
voltarsi un attimo indietro per rispondere a voce.
La distanza a poco a poco aumentò e,
prima di perderlo di vista, l'altro compagno di squadra gli disse:
"Abbiamo sete, le nostre borracce sono ormai vuote. Tu invece ne hai ancora
due piene. Daccene una: a te l'altra basta e avanza".
Peasum fece di nuovo cenno di no con una
mano, senza degnarli di uno sguardo, e addirittura accelerò il ritmo,
distanziandoli definitivamente.
Dopo mezz'ora, i due vennero raggiunti da
John Speed, il campione di una delle squadre avversarie che era partito
quaranta minuti dopo di loro.
Mentre li stava superando, uno dei due
corridori gli disse: "Siamo avversari, è vero, ma potresti lo stesso darci una delle tue
borracce, visto che noi ne siamo rimasti senza?".
"Certamente", - rispose Speed,
porgendogli una delle sue borracce.
Poi si adeguò al loro ritmo di corsa e
insieme arrivarono al punto dove i loro allenatori li stavano aspettando per
riportarli su dei pulmini ai rispettivi centri di allenamento.
Arrivarono tutti gli atleti delle varie
società sportive, tranne Jack Peasum.
Allungando il passo si era perso nel
deserto. Le squadre di ricerca lo
ritrovarono sano e salvo ma impaurito, stremato e disidratato.
Passarono i giorni, passarono le
settimane. Peasum si rimise in poco tempo e riprese ad allenarsi. Così come
avevano continuato a fare John Speed e gli altri atleti.
Venne finalmente la mattina della gara di
corsa. Mattina presto, perché già verso le 10 antimeridiane il clima era troppo
caldo per consentire attività sportive all'aperto.
E così, alle 7 e 30 duecento e passa
atleti erano pronti ai nastri di partenza, carichi come molle.
Pronti, via! Lo starter, sparando con la
sua pistola caricata a salve, diede inizio alla corsa di oltre 42 km.
I primi chilometri furono di studio, con
qualche atleta che, sapendo benissimo di non poter vincere, si metteva alla
testa della corsa per qualche secondo per avere la soddisfazione di una piccola
ribalta. Ma già in quel tratto iniziale un po' di partecipanti iniziò a perdere
contatto dal gruppone di testa.
Verso il 15 km scattò Mark Effy Mer, uno
solito a fare la lepre. Allungò il passo, come se il traguardo fosse a poche
centinaia di metri.
Conoscendone l'ardimentosa quanto
illusoria tattica di gara, i migliori, fra cui John Speed e Jack Peasum, lo
lasciarono andare, badando a tenere il loro ritmo, sostenuto ma anche non
eccessivamente spedito per poter arrivare agli ultimi chilometri con una buona
tose di fiato nei polmoni e senza acido lattico nelle ginocchia.
Intanto, il gruppo di testa si
assottigliava sempre di più: fra chi non riusciva più a reggere l'andatura dei
più forti, qualcuno si fermava lungo il percorso, ritirandosi e salendo sulle
auto dei rispettivi gruppi sportivi, mentre altri rallentavano e procedevano
col loro passo, tenendo come punto d'onore l'imperativo categorico di arrivare
comunque al traguardo.
Verso il 25.mo chilometro, la solitaria sgroppata
di Effy Mer, che era riuscito ad accumulare 90 secondi di vantaggio, si esaurì
in poco tempo: aveva ormai finito la benzina. Iniziò ripetutamente a voltarsi
indietro, segno che il peso della fatica lo aveva reso insicuro.
Dopo un altro paio di chilometri, venne
raggiunto dai migliori, ormai ridottisi a una decina di corridori. Nonostante
si sforzasse di correre, venne superato come se fosse fermo e distanziato in
pochi secondi. Subito dopo si ritirò. Aveva comunque riscosso la sua piccola parte
di notorietà e di inquadrature delle telecamere.
Dei dieci corridori che ora guidavano la
competizione, tre erano compagni di squadra di Speed e due di Peasum. Il primo
aveva promesso a tutta la squadra una fetta dei suoi premi in caso di vittoria
e i tre che erano ancora con lui si alternavano alla guida del plotone di testa
per tenera alta l'andatura per impedire fughe che, in quel momento della gara,
avrebbero potuto rivelarsi decisive. Peasum l'Uncorrect, invece, non aveva
promesso alcunché alla squadra di cui faceva parte e i due compagni riuscivano
ancora a tenere il suo passo non gli stavano dando una mano. Ma non se ne
preoccupava; la sua tattica era semplice: mettersi alle calcagna di John Speed
e seguirlo come un'ombra: tanto, prima o poi l'iniziativa sarebbe partita da
quest'ultimo e lui non avrebbe dovuto far altro che accodarsi e bruciarlo sul traguardo.
Tattica indovinata ma obiettivo mancato.
Speed scattò sì, al 36.mo km, e Peasum gli si appiccicò come un francobollo. Ma
dopo 800 metri quest'ultimo non riuscì a reggere il passo di John Speed e venne
quasi subito staccato.
Sembrava fatta per quest'ultimo, mentre
Jack Peasum stava arrancando rabbiosamente: dal suo sguardo non traspariva però
la sana cattiveria agonistica, che porta un atleta a non mollare mai, ma il
rancore e quasi l'odio personale verso chi lo stava per l'ennesima volta
distanziando.
Ci fu però un imprevisto, un autentico
colpo di scena. Appena superata la segnalazione del 38.mo km, Speed non fece
caso a una macchia d'olio lasciata sul percorso da un camion che era passato
durante la notte e scivolò, cadendo rovinosamente sull'asfalto.
Rimase bloccato al suolo, sia per il
dolore delle escoriazioni alle gambe e alle braccia causate dal contatto con l'asfalto,
sia per la paura di essersi fatto qualcosa di più grave, tipo una distorsione.
Speed si mise a fare qualche respiro
lungo per calmarsi, poi si toccò le gambe e provò a muoverle, sia pure da
seduto.
In quel momento, da dietro arrivò Peasum
che si era già reso conto dell'incidente capitato al suo avversario; con un
sorriso di perfida soddisfazione, superò John Speed, aumentando l'andatura per
schernirlo e, cosa molto brutta, facendogli un gesto estremamente volgare.
Speed lo ignorò, concentrandosi sulle sue
gambe. Si rialzò e fece qualche passo camminando, per vedere se avvertiva
dolore. Tutto a posto: nessuna sofferenza fisica. Accennò a correre, sia pure
non in modo spedito, e continuò a non avvertire dolore. Le escoriazioni riportate
avevano intanto smesso di fargli male:la scarica di adrenalina che la caduta
gli aveva provocato cominciava già a fare effetto.
Speed riprese a correre, riuscendo a poco
a poco ad aumentare l'andatura. Non si illudeva di poter raggiungere Peasum,
che sembrava avere ormai preso il volo, ma voleva comunque concludere la corsa
a testa alta, con un onorevole secondo posto.
Il risultato della corsa sembrava già
scritto ma ...
Jack Peasum, esaltato dall'inaspettato
colpo di fortuna, stava affrontando l'ultimo tratto di corsa quasi senza
accorgersi del nastro d'asfalto che si presentava ai suoi piedi. I suoi
pensieri erano tutti proiettati all'arrivo, al taglio del traguardo, ai flash
dei fotografi e alle inquadrature delle telecamere, alle interviste (nelle
quali si sarebbe subito premurato di dire che avrebbe vinto lo stesso, anche
senza la caduta di Speed) e, soprattutto, alla cerimonia della premiazione,
alla medaglia d'oro e alla coppa, e poi al premio in denaro, tanto, e ai premi
degli sponsor, ancora più sostanziosi: soldi che, naturalmente, intendeva
tenere tutti per sé.
Così preso da tutti questi scenari di
gloria, Peasum non vide nemmeno, al 40.mo km, l'ultimo punto di rifornimento,
da cui prendere o una bottiglietta d'acqua da bere o una spugna bagnata con cui
togliersi un po' della calura del sole ormai alto nel cielo. Pensava solo alla
fama e al denaro.
Quella distrazione gli fu,
agonisticamente parlando, fatale. A meno di un chilometro dal traguardo, iniziò
ad accusare la fatica, il caldo e la sete. Di colpo, come accade spesso dopo
una corsa di oltre 42 km.
Intanto, John Speed, che il rifornimento
aveva fatto, stava rimontando su di lui, lentamente sì ma costantemente.
Peasum, sempre più affannato e affaticato,
si accorse di essere spacciato quando, nell'affrontare la curva che immetteva
nello stadio sulla cui pista era stato posto il traguardo, vide Speed a pochi
metri da lui.
I due entrarono praticamente appaiati
nello stadio, dopo di che John Speed con un deciso sprint finale staccò subito
il suo avversario e con le ali ai piedi andò a tagliare il nastro dell'arrivo e
a riscuotere gli scroscianti applausi di una strameritata vittoria.
La rabbia e la stizza di Jack Peasum
detto l'Uncorrect erano tali che non si presentò nemmeno alla cerimonia di
premiazione, durante la quale tutti gli spettatori inneggiarono alla bravura di
Speed.