Inquieto vaga per il mondo, per il suo mondo. Strade e sentieri dove
compone i suoi poemi e i suoi canti, la cui metrica è cadenzata sul ritmo dei
suoi passi. Manieri o città portuali, università di mercanti o comunità rurali.
Ogni luogo lo ospita gratis e gli dà ascolto per la sua arte. In ogni
posto trova nuovi amici, che ne apprezzano l’umanità e la capacità di regalare
emozioni con le sue parole e con le sue note.
Alcuni suoi colleghi si fermano a lungo dove hanno trovato non ricchezza
ma solo pane ed estimatori: questo è per loro un premio sufficiente al sacro
fuoco che brucia in loro, un riconoscimento sufficiente al dare forma
comunicante ai sentimenti e alle idee.
Ma lui no. Non riesce a star fermo. Basta un niente per farlo rimettere
in cammino, fosse pure l’iscrizione del suo nome nel cartellone degli
spettacoli che un borgomastro troppo oberato di impegni non riesce a fare in
tempo prima che l’esile pazienza del trovatore si esaurisca.
E allora eccolo di nuovo in cammino, lungo nuove strade e nuovi
sentieri, verso nuovi borghi e nuove città. Lasciando dietro di sé il rimpianto
di quelle persone che hanno imparato a volergli bene e ad ammirare la sua arte.
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