martedì 30 agosto 2016

Il trovatore errante

      Inquieto vaga per il mondo, per il suo mondo. Strade e sentieri dove compone i suoi poemi e i suoi canti, la cui metrica è cadenzata sul ritmo dei suoi passi. Manieri o città portuali, università di mercanti o comunità rurali.
      Ogni luogo lo ospita gratis e gli dà ascolto per la sua arte. In ogni posto trova nuovi amici, che ne apprezzano l’umanità e la capacità di regalare emozioni con le sue parole e con le sue note.
      Alcuni suoi colleghi si fermano a lungo dove hanno trovato non ricchezza ma solo pane ed estimatori: questo è per loro un premio sufficiente al sacro fuoco che brucia in loro, un riconoscimento sufficiente al dare forma comunicante ai sentimenti e alle idee.
      Ma lui no. Non riesce a star fermo. Basta un niente per farlo rimettere in cammino, fosse pure l’iscrizione del suo nome nel cartellone degli spettacoli che un borgomastro troppo oberato di impegni non riesce a fare in tempo prima che l’esile pazienza del trovatore si esaurisca.
      E allora eccolo di nuovo in cammino, lungo nuove strade e nuovi sentieri, verso nuovi borghi e nuove città. Lasciando dietro di sé il rimpianto di quelle persone che hanno imparato a volergli bene e ad ammirare la sua arte.

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