lunedì 15 agosto 2016

Ferragosto con "Il sorpasso"

      Lo ammetto: mi piacciono le abitudini, le consuetudini. Pur non essendo un precisino maniacale, anzi, detestando chi è incapace di cambiare una decisione al volo per un imprevisto, penso che certe consuetudini consentono un ritmo ordinato e quindi salutare di vita. E a volte sono anche gradevoli.
      Fra queste ultime, vi sono quelle cinematografiche. Amo vedere certi film in periodi dell'anno che corrispondono alla collocazione temporale della storia narrata nei film medesimi. Ad esempio, sono solito guardare in periodo autunnale Racconto d’autunno di Erich Rohmer e, durante le feste di fine anno, Raccondo d'inverno, sempre di Rohmer.

      Ma la consuetudine cinefila di più antica data è per me costituita dalla visione in cassetta de Il sorpasso di Dino Risi, ambientato a Ferragosto. Naturalmente lo guardo il 15 di agosto. E mi accingo a farlo anche domani.
      E' per me un capolavoro, in cui i ritmi veloci e quelli lenti si alternano mirabilmente, risultando assemblati in modo perfetto. Il finale, poi, è da incorniciare: crudo, brutale, amaro, anticonformista, negazione della logica del lieto fine.
      Il Ferragosto dell'Italia del boom economico, dell'inizio del turismo di massa, vi è rappresentato in modo efficace. Un'Italia popolata da persone sbruffone e cialtrone, come il Bruno Cortona magistralmente interpretato dall'indimenticabile Vittorio Gassman.
      La storiografia del cinema ha poi rivelato che questo ruolo avrebbe dovuto essere di Alberto Sordi. Ho provato a immaginare quest'ultimo a bordo del duetto impegnato a duettare col Roberto Mariani interpretato dall'allora giovane Jean-Louis Trintignant. Francamente, non credo che avrebbe sostenuto il ruolo di Bruno Cortona come l'ha fatto il grande Gassman, non fosse altro che per l'alta statura di quest'ultimo, che anche fisicamente rendeva evidente la soggezione psicologica che il suo personaggio incuteva a Roberto Mariani.
      Oggi l'Italia sembra cambiata: almeno, le città a Ferragosto non si svuotano più come negli anni '60. Ma il fatto che sia ancora piena di gente come Bruno Cortona e che questa gente conti ancora di più di 40-45 anni fa, costituisce la prova che di progresso civico il nostro Paese ne ha fatto ben poco.

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