domenica 10 maggio 2015

Rohmer: dialoghi e immagini

Domandarsi se in un film contano di più i dialoghi o le immagini è come chiedersi se in una canzone conta di più il testo o la musica. La risposta è banale ma non per questo meno valida: in un film dialoghi e immagini devono armonizzarsi, fondersi, tendere insieme all'obiettivo prefissatosi dal regista. Così come una canzone è bella se riesce a fondere testo e musica.
Certo, armonia non significa un rigido ed astratto fifty-fifty, un 50 % per uno. In alcuni film il peso dei dialoghi è maggiore, in altri lo è il peso delle immagini, panoramiche, carrellate, inquadrature su cose e persone, mimica ed espressività degli attori e delle attrici.
In un film come "L'assedio" di Bernardo Bertolucci, ad esempio, le immagini sono dominanti: lo si potrebbe vedere nella versione sonora in una lingua che non si conosce e comprenderne tutto lo svolgimento dall'inizio alla fine.
Per le pellicole girate da Eric Rohmer, invece, il discorso è diverso.
Secondo me, nel cinema rohmeriano i dialoghi svolgono un ruolo preponderante.
Intendiamoci: non che il linguaggio delle immagini, delle inquadrature sia privo di importanza in Rohmer regista. Le panoramiche e le carrellate all'inizio di molti suoi film sono delle vere e proprie "prefazioni", "introduzioni" all'opera. E che dire poi, in "Racconto d'inverno", dell'inquadratura che riprende Charles scrivere sul suo bloc notes l'indirizzo di 36, rue Victor Hugo di Cour Bevoie, detttatogli da Felicie, e di quella successiva in cui si vede il cartello dei lavori di ristrutturazione del quartiere Victor Hugo della città di Levallois, dove arriva Felicie al termine della sua vacanza estiva? Due immagini che introducono l'equivoco sullo sbaglio di indirizzi che sta alla base dello sviluppo della trama del film.
Ma Rohmer non sarebbe Rohmer se il suo nome non fosse legato alla maestria nel costruire dialoghi.
Dialoghi fra personaggi giovani: Rohmer è abilissimo nel far recitare al meglio i giovani attori e le giovani attrici (si pensi, ad esempio, a film come "L'amico della mia amica" e "Racconto d'estate", che inspiegabilmente e scriteriatamente i distributori italiani fecero uscire col titolo di "Un ragazzo ... tre ragazze", azzeccatissimo per il soggetto della pellicola ma decisamente inappropriato se si pensa che fa parte della quadrilogia dei "Racconti delle quattro stagioni").
Dialoghi fra personaggi meno giovani ma non necessariamente anziani: basta citare il dialogo tutto filosofico che ne "La mia notte con Maud" si svolge fra il professore marxista e l'ingegnere cattolico, con una costruzione affascinante e perfetta delle frasi per illustrare le diverse posizioni di pensiero.
Il cinema di Rohmer è a mio avviso essenzialmente un cinema di dialoghi, anche se, com'è naturale in un grande regista come lui, le inquadrature non vi svolgono un ruolo subordinato né sono in alcun modo trascurate dalla sua maestria.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.