lunedì 18 maggio 2015

Il Tempo mi allontana dai miei docenti

Il Tempo scorre col suo ritmo e ci porta con sé come se fossimo su una barca e avessimo lo sguardo rivolto a poppa: non vediamo in futuro ma solo il passato.
Un passato che si allontana sempre più da noi e che noi serbiamo nel backup della nostra memoria.
Purtroppo nel nostro hard disk mentale salviamo i ricordi, non le persone, che si allontanano da noi. Oppure a volte siamo noi che ci allontaniamo da loro. Di sicuro le nostre vite si allontanano dalle loro, se le perdiamo di vista. Fino a non poterle più rintracciare, se la Grande Falciatrice se le porta via.
Io voglio bene ai miei docenti, sono loro grato per tutto quello che mi hanno dato, in anni ormai lontani in cui la scuola era seria e chi ci lavorava lo faceva per vocazione e non per avere uno stipendio garantito indipendentemente dalla preparazione e dal merito.
Amo i miei docenti di quell'amore da discepolo che è e deve essere molto simile all'amore che uno nutre per i propri genitori: entrambi i ruoli, quello del padre e della madre e quello degli insegnanti, forma i giovani; io sono quello che sono, un essere libero e pensa con la sua testa, perché i miei genitori e i miei docenti mi hanno fatto diventare tale, e la mia gratitudine verso di loro è immensa, infinta.
Il Tempo mi allontana anche dai miei docenti, soprattutto da quelli a me più cari, da quelli che mi hanno dato di più.
Li ho incontrati che erano giovani o almeno non anziani; ora sono in pensione o non ci sono più. Penso a loro con nostalgia, con malinconia, con la consapevolezza di un legame terreno che mi lega a loro e che a poco a poco si assottiglia sempre di più fino a spezzarsi, quando per alcuni non si è già spezzato.
Del mio maestro in Quarta e parte della Quinta Elementare, Geremia Del Grosso, ho da qualche anno ritrovato le tracce su Facebook ma, come alcuni fanno, non va più da tempo sul suo profilo e non ho potuto richiedergli l'amicizia. Mi sarebbe piaciuto riallacciare i contatti con lui: l'ho conosciuto quand'era giovane, padre di due bambini piccoli, Manuel e Tommaso, ed è stato il primo Maestro (con la "m" maiuscola) che ho avuto. Mi piacerebbe raccontargli quello che sono diventato, quello che ho fatto e fargli sapere che sono consapevole e grato che, se ho combinato qualcosa di buono nella vita, il merito è anche suo.
Delle Medie Inferiori, tre miei professori sono già morti: la prof.ssa Zocco (Matematica) e la prof.ssa Aggeri (Italiano), se ne sono andate prematuramente già da parecchi anni; il prof. Demicheli (Storia), quello che mi ha dato più di tutti e con cui sono rimasto in contatto quasi fino alla fine, è morto nell'ottobre scorso. Della prof.ssa Fois (Disegno) ho perso le tracce da quasi quarant'anni ma, poiché già allora aveva varcato la sessantina, presumo che anch'ella non ci sia più. Tutti questi "quattro moschettieri" delle mie Medie Inferiori hanno lasciato in me una traccia indelebile quando a rigore, cultura e umanità: la sorridente dolcezza dei ricordi non cancella la tristezza del vuoto da loro lasciato.
Delle Medie Superiori: ho perso le tracce delle due docenti di Lettere e Storia da cui ho imparato tanto. La prof.ssa Bertola dovrebbe avere all'incirca novant'anni, la prof.ssa Vasario (a cui, fra l'altro, sono e sarò eternamente grato per aver convinto i miei genitori a farmi andare all'Università) dovrebbe averne circa 85: spero che siano ancora vive.
Dei docenti che ho avuto modo di frequentare alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Torino, quelli che allora erano stimati cattedratici non ci sono più: il prof. Venturi è morto nel 1994, il prof. Tabacco nel 2000, il prof. Nada nel 2005, il prof. Vivanti nel 2012.
Un particolare commovente accomuna i prof.ri Venturi e Nada: pare che, al di là dei rispettivi problemi di salute che li hanno condotti oltre le porte dell'Eternità, entrambi non abbiano retto la perdita delle rispettive consorti. C'è qualcosa di eroico, di profondamente umano, quando una persona non sopravvive alla perdita del o della consorte: prova che quella era veramente una coppia nella vita, caratterizzata da un legame talmente indissolubile da non sopravvivere alla scomparsa di uno dei due componenti.
Da questi quattro emeriti studiosi ho appreso cose importanti, sia quanto a storiografia, sia quanto ad umanità.
Ancor più triste del vuoto lasciato da essi, scomparsi a un'età in cui la morte non è certo infrequente (sebbene mai auspicabile), è la perdita di studiosi ancor giovani avvenuta nel corso degli anni: penso al prof. Giuliano Gliozzi, grandissimo esperto di Filosofia della Storia (non diedi mai esami con lui ma seguii con entusiasmo alcune sue lezioni sullo Spirito delle Leggi di Montesquieu), e alla prof.ssa Marina Cedronio, controrelatrice della mia tesi di laurea su Walter Maturi.
E' sempre crudele, ingiusto, quando un giovane se ne va, per la sua esistenza spezzata per sempre e per quanto non potrà più ricevere e dalla vita. E' ancora più crudele ed ingiusto quando ad andarsene è una persona che tanto avrebbe ancora potuto dare all'insegnamento e alla cultura, in altre parole al miglioramento dell'Umanità e alla formazione delle future generazioni.
Altri docenti che ho incontrato negli anni '80 del XX secolo sono per fortuna ancora vivi: penso al prof. Massimo L. Salvadori, sommo esperto di Storia Contemporanea, al prof. Rinaldo Comba (all'epoca ordinario di Storia degli Insediamenti Tardoantichi e Medievali) e al prof. Giuseppe Ricuperati, mio relatore alla tesi di laurea, un Maestro per me non sono di Modernistica ma anche di umanità, oltre che naturalmente di rigore scientifico e di etica professionale.
Quando li conobbi, erano già studiosi di fama internazionale, pur avendo solo da poco superato la quarantina; ora sono in pensione (anche se, naturalmente, continuano a studiare e a scrivere). E' un segno del tempo che passa.
Così come lo è constatare che i giovani storici che conobbi quando iniziai i miei studi universitari oggi sono cattedratici esperti, a pochi anni dalla pensione: penso al prof. Mario Gallina (medievista e bizantinista), al prof. Renato Bordone (medievista) e, soprattutto al prof. Massimo Firpo, col quale instaurai rapporti di grande cordialità.
Il Tempo mi allontana dai miei docenti. Ma in me la nostalgia non crescerà mai quanto la gratitudine che provo e proverò per loro.

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