lunedì 4 maggio 2015

Io e Salgari

Quando, nel 1976, la Rai mandò in onda la serie televisiva su Sandokan, la mia conoscenza dei romanzi di Emilio Salgari era già alquanto vasta.
Una volta la Fiat per Natale regalava ai figli dei dipendenti che non frequentavano ancora le Medie Inferiori un pacco dono, contenente sì dolciumi e giocattoli ma anche libri.
E fu così che, quando frequentavo le Elementari, trovai nel pacco dono a me destinato "I pirati della Malesia" di Emilio Salgari. Era il romanzo successivo a quello che aveva per protagonista Lady Marianna, la Perla di Labuan, e vedeva Sandokan e Yanez impegnati a proteggere la cugina di Marianna, Ada Corisant.
Poiché il libro mi piacque, i miei genitori un po' alla volta mi regalarono altri libri di Salgari, sia quelli aventi per protagonista Sandokan sia altri, inerenti le avventure di pirati e corsari o ambientati in altri scenari, come Le pantere di Algeri. Quest'ultimo, però, non fu un regalo dei miei ma me lo prestò una mia compagna di classe alle Medie Inferiori: naturalmente glielo restituii.
Dei primi, mi piacque soprattutto Il re del mare, con Sandokan e Yanez già un po' avanti con gli anni, degli altri apprezzai Gli ultimi filibustieri con l'ineffabile ed istrionico don Barrejo.
Per quel che riguarda il "ciclo malese", più che Sandokan provai simpatia per Yanez de Gomera, portoghese dalla flemma tutta britannica.

Nel 1974, la Rai mandò in onda un programma culturale su Salgari, forse uno dei primi in cui la ricostruzione storica era intervallata da brani recitati. Ad interpretare Sandokan era l'allora giovane ma già bravissimo Gigi Proietti.
Fu guardano quel programma che appresi che i primi romanzi di Salgari non ebbero un esordio "bibliografico", cioè non vennero stampati come libri ma pubblicati a puntate su alcuni quotidiani.
Abitudine, questa, che si è persa da parecchio tempo. Non so se sia un bene o un male: certo, la lettura a puntate obbliga all'acquisto a puntate, che pone poi il problema di dare una qualche rilegatura alle parti del romanzo; ma, in un Paese che legge poco come il nostro, forse avvicinerebbe le persone alla letteratura.

Ricordo che, fra i libri di "Salgari" che mi regalarono, c'era anche Il Budda di giada. Di cognome faceva Salgari, e per questo mi fu donato, ma di nome faceva Nadir: uno dei due figli di Emilio Salgari.
I romanzi di Salgari, scrittore che non ebbe mai il successo che si meritava e morì suicidandosi, mi furono utilissimi anche sui banchi di scuola, soprattutto alle Medie Inferiori.
La professoressa di Lettere e Storia ci incaricava di fare una ricerca su qualche evento o personaggio storico a nostra scelta? Io attingevo da un romanzo salgariano.
La professoressa di Scienze ci incaricava di redigere un elenco di piante o di animali? Io prendevo i libri di Salgari e li scorrevo alla ricerca di nomi di piante o di animali.
In fondo, stavo emulando proprio Emilio Salgari, il quale trasse scenari geografici e naturalistici non tramite osservazione diretta ma documentandosi nelle biblioteche pubbliche dove aveva accesso.
Forse qualcuno storcerà il naso ma se uno scrittore è grande, riesce a trarre profitto anche dalle fonti di seconda mano.
Non posso fare a meno di paragonare l'esperienza salgariana con la straordinaria avventura storiografica di Jacques Le Goff, celebre e benemerito studioso del Medio Evo che tantissimo ha dato alla conoscenza di questo periodo storico senza consultare fonti ma solo studiando le opere dei medievisti.

Ma torniamo al punto di partenza, cioè alla serie televisiva della Rai su Sandokan, girata da Sergio Sollima e interpretata da Kabir Bedi, Carole André e Philippe Leroy. Io, naturalmente, ero interessato alla storia e anche curioso di vedere come sarebbe stata trasposta nella versione televisiva ma le mie compagne di classe (all'epoca eravamo sedicenni) rimasero più che altro colpite dal fascino di Kabir Bedi, anzi, persero letteralmente la testa per lui: scrivevano il suo nome sulle loro borse, sui braccialetti di cuoio, incollavano le sue foto sui loro diari, etc.
Una volta, non so chi ebbe l'idea, vollero truccare uno di noi compagni di classe da Sandokan. Mi offrii come volontario: con le matite del trucco mi ombreggiarono la zona degli occhi e mi disegnarono un punto in mezzo alla fronte (cosa questa, ehm, più indiana che malese ...), e per completare l'opera una di esse mise a disposizione un suo foulard e me lo avvolsero sul capo come un turbante. Mancava solo la barba, che all'epoca non mi era ancora cresciuta in modo soddisfacente. Ah, se in quegli anni fosse stato possibile fare i selfie! Ne avrei avuto dei bei souvenir.
Mi offrii volontario per quella simpatica mascherata, certo, ma qualche settimana prima avevo giocato in bel tiro alle mie compagne di classe: essendo io già allora un buon conoscitore delle vicende di Sandokan e non avendo invece esse in precedenza mai letto alcunché di Salgari, carognescamente già dopo la seconda puntata della serie televisiva mi premunii di informarle che alla fine Marianna Guillonk sarebbe morta. Ci rimasero un po' male.

Visto l'enorme successo della serie televisiva, le imprese di Sandokan videro quasi subito un sequel cinematografico, "La tigre è ancora viva: Sandokan alla riscossa!", girato dallo stesso Sollima e sempre interpretato da Kabir Bedi e Philippe Leroy.
Poi, una ventina d'anni dopo, Mediaset produsse una nuova serie televisiva, "Il ritorno di Sandokan", con Kabir Bedi e Fabio Testi.
Nella scelta del cast, vi fu una garbata ma a mio avviso ugualmente fondata polemica da parte di Philippe Leroy, sostituito da Testi nel ruolo di Yanez in quanto giudicato "troppo vecchio". Bravissimo Testi, sia ben chiaro, ma secondo me Leroy sarebbe stato ancora il miglior Yanez possibile. Quanto al giudizio sull'età, quello che fece negli anni successivi (lo ricordo, ad esempio, in un episodio de "Il commissario Navarro" e in qualche puntata de "Il comandante Florent") dimostrarono che Philippe Leroy non era affatto "troppo vecchio".
Quanto ai libri di Salgari, come purtroppo accade a romanzi a torto ritenuti solo per ragazzi, iniziarono a prendere polvere nella mia libreria man mano che iniziai a provare altri interessi.
Già adulto, feci dei volumi salgariani, insieme a molti altri libri "per ragazzi" che avevo, quello che si deve fare quando non interessano più: li regalai a una coppia di amici che aveva due figli sui dieci anni d'età, il periodo giusto per i libri d'avventura e, in generale, per appassionarsi alla lettura.

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