lunedì 29 febbraio 2016

Il Salone del Libro del '93

      Quella domenica di maggio del ’93 rappresentò per me la quiete prima della tempesta che si sarebbe scatenata a partire dal giorno dopo, tempesta che durò circa sei mesi (ferie estive comprese: masochisticamente passate a sospirar d'amore come un qualsiasi trovatore medievale) e che, una volta terminatasi, per avrebbe lasciato in me uno strascico di amarezza ancora per qualche tempo.
      Il venerdì precedente, dopo alcuni mesi di tergiversazioni, avevo dichiarato tramite epistola il mio amore a una signorina che mi ripagò in un modo certamente non rispettoso della mia sensibilità.
      La risposta a quella mia dichiarazione sarebbe potuta arrivare solo il lunedì e invece arrivò un mese abbondante dopo dando inizio a una piccola e tragicomica serie di insensibilità e di scorrettezze da parte sua (non ultima una lettera di “apertura” nei miei confronti che scrisse ad un periodico e che poi, una volta pubblicata da quella testata, negò di aver scritto).
      Fatto sta che quella domenica decisi di prendermi una pausa nelle mie pene d’amore e di godermi quella giornata. Tanto più che avevo già concordato con due amici, Franco e Tonino, di dedicarla a quello che era (ed è tuttora) un amore che non mi ha mai tradito: i libri.
      Andammo cioè al Salone Internazionale del Libro, che non aveva ancora cambiato il suo nome in Fiera ma che già allora si teneva al Lingotto di Torino, l’ex fabbrica della F.I.A.T. riconvertita per ospitare esposizioni ed eventi vari.
      Potendo usufruire di alcuni biglietti scontati, Franco si era già fatto un giro il venerdì sera e aveva individuato gli stands più interessanti da visitare, dove poté condurci a colpo sicuro.
      Stands con i migliori libri, direte voi. No: stands con le standiste più carine!
      Naturalmente non disdegnammo affatto curiosare anche fra i libri e ne acquistammo alcuni. Ma gettare l’occhio su tutte quelle belle gnocche fu un’esperienza oltremodo rinfrancante, soprattutto per me che ero alle prese con le mie paturnie amorose.
      Che dire? Ho sempre saputo separare il sesso dall’amore e anche nei periodi di cotte più deprimenti le altre donne le ho sempre guardate, oltretutto provando sempre certe, ehm, sensazioni. Della serie: “Il mio cuore non batte che per te ma un po’ più in giù un altro mio organo continua a stare sull’attenti per altre donne”.
      Tornando alle standiste di quel lontano 1993, una in particolare attirò la nostra attenzione: un figone seduto su una sedia, leggermente proteso in avanti in una postura decisamente sensuale. Non avemmo alcun pudore di passare una decina di volte davanti a quello stand. Scontato fu da parte mia fare l’altrettanto scontata battuta: “Come vorrei essere al posto di quella sedia!”.
      Durante le nostre peregrinazioni metà culturali e metà voyeuristiche, rimanemmo vittima di un vero e proprio sequestro. Passammo davanti allo stand di uno di quei piccoli editori che si presentano con pochi titoli in mostra e che nessuno va a visitare. Coincidenza volle che passassimo proprio di lì nel preciso istante in cui le due standiste, stufe di non vedere mai nessuno fermarsi davanti a loro, decidessero di passare all’azione. E fu così che venimmo da loro letteralmente trascinati all’interno del loro stand e obbligati a prendere in visione i libri esposti. Non ricordo più di quale argomento trattassero (forse erano volumi di fotografia ma non ne sono tanto sicuro); fatto sta che, fra i libri che non ci interessavano e la non propriamente abbagliante bellezza di quelle due standiste, cercammo con ogni scusa di liberarci. Cosa che ci riuscì solo dopo una ventina di minuti. Liberi! Di nuovo in cerca di gnocche da vedere.

2 commenti:

  1. L'annno dopo, maggio 1994, uno spaventatissimo Vittorio Sarti veniva catapultato su una pedana rialzata, alla presenza di un centinaio di persone. Vennne fatto sedere con tanto di targa esposta sul davanti (nome e cognome9; al suo fianco sedevano Giovanna Viglongo, Paola Pallottino, Ruggero Leonardi, Pompeo Vagliani e ovviamente l'Editore, un allora giovanissimo Sergio Pignatone. Si presentava e commentava la "Nuova Bibliografia Salgariana". Fui subissato di domande, la prima fila della platea era riservata ai giornalisti, ma non ricordo,da subito, quasi nulla sia delle domande, sia delle eventuali risposte date. L'emozione gioca brutti scherzi, talmente brutti che,Gian Contardo sarà felice, non mi accorsi di un gruppetto di bellissime addette ai lavori che fungevano da contorno. Fu comunque il mio "battesimo della carta" stampata ovviamente, dove tensione e paura riuscirono a soffocare anche l'interesse per il gentil sesso. VittS

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  2. Consolati, Vittorio.
    Io ho fatto una figura peggiore l'anno scorso, alla presentazione del libro che ho scritto su mia madre: preso il microfono in mano, non sono riuscito a spiaccicare parola. Meno male che il mio editore, Paolo Stefano Riccadonna, è venuto in mio aiuto ed ha iniziato a parlare lui. Poi, ho preso anch'io a favellare.

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