martedì 1 dicembre 2015

Le mie ore di Religione

Alle Elementari nei primi anni l'ora di Religione venne tenuta da alcuni seminaristi, poi da un sacerdote, don Carlo.
A proposito di quest'ultimo, ricordo un episodio divertente. In classe si era deciso, insieme alla maestra Angela Veneto, di fargli una piccola sorpresa: una recita della parabola del Buon Samaritano.
Assegnate le parti, il giorno prima che egli venisse a farci lezione di Religione facemmo una prova generale.
Edoardo doveva fare il bandito che aggredisce il viandante e Roberto il viandante aggredito. Fra quei miei due compagni di classe non corse mai buon sangue a scuola.
Sarà stato per quel motivo oppure perché Edoardo si lasciò prendere dalla foga, fatto sta che, iniziata la prova della recita, piombò letteralmente alle spalle di Roberto e gli rifilò un forte pugno in mezzo alle scapole. Roberto si accasciò a terra tutto e iniziò a lamentarsi dal dolore.
La maestra subito sgridò Edoardo dicendogli: "Ma che cosa ti è preso?! Non lo sai che nelle recite i pugni si danno per finta?!".
Edoardo, invece di mostrarsi pentito, si mise a ridere beffardamente, il che depone per la possibilità che avesse utilizzato sì ghiotta occasione per risolvere qualche conto in sospeso con Roberto.
Il quale per fortuna si riprese subito e si poté ricominciare la prova venne di nuovo, questa volta col pugno dato per finta, così come avvenne il giorno dopo alla presenza di don Carlo.
L'anno prima avevamo avuto come maestro Geremia Del Grosso e i suoi rapporti con don Carlo dimostravano come fra laici e cattolici si può collaborare senza alcuna frizione. Il maestro Del Grosso era un liberale d.o.c., dichiaratamente liberale e come tale non fece mai opera di indottrinamento laicista presso noi bambini, non lo sentimmo mai parlar male contro la religione e negli scambi di informazioni didattiche con don Carlo mostrò sempre la più ampia collaborazione con lui nel portare avanti anche la parte didattica relativa all'ora di Religione.

Alle Medie Inferiori ebbi due insegnanti di Religione decisamente anticonformisti: la prof.ssa Di Piero in Prima e in Seconda, e don Pino in Terza.
Come venni poi a sapere in seguito, la madre un po' bigotta di una ragazza di una sezione diversa dalla nostra fece addirittura cambiare scuola alla figliola perché scandalizzata dai metodi di insegnamento della prof.ssa Di Piero.
Fra le cose politically uncorrect che ci disse la prof.ssa Di Piero, vi era che non era vero quel che dice la Bibbia sulla Creazione e cioè che l'uomo non l'ha creato Dio ma discende dalla scimmia. Decisamente darwinista e decisamente anticreazionista.
In un'altra occasione si aprì una discussione sulla Salvezza. La prof.ssa Di Piero ci chiese se un selvaggio che non avesse mai conosciuto alcun missionario e quindi nemmeno il messaggio di Cristo potesse andare in Paradiso. Tutti fummo concordi nel ritenere che potesse andarci, perché non era colpa di quel selvaggio se non gli era pervenuta la Buona Novella.
A questo punto, la docente ci chiese: "E un ateo convinto, che durante tutta la sua vita fa del bene agli altri, può andare in Paradiso?".
Un mio compagno di classe, peraltro uno dei più aperti intellettualmente perché di famiglia liberaleggiante, rispose di no, perché l'ateo non ha fede religiosa.
Io invece risposi di sì, perché quello che conta non è avere fede in Dio ma vivere come cristiani.
La prof.ssa Di Piero diede ragione a me.
(Ovviamente, non cito questo perché ella sostenne il mio parere ma solo per dimostrare il suo anticonformismo.)
Parecchi anni dopo, lessi che quella mia argomentazione era stata, sia pure con tutt'altro spessore teologico, sostenuta anche da Papa Wojtyla e allora mi resi conto che proprio eretica non doveva essere.

Don Pino era allora un giovane sacerdote. Ci parlava anche dei problemi più scottanti della Chiesa dell'epoca, come la sospensione a divinis comminata a Dom Franzoni.
Fra le altre cose, ci diede una fulgida lezione di laicità. Si avvicinava il referendum abrogativo del divorzio e, quando uno di noi gli chiese cosa ne pensava, rispose: "Io voterò NO all'abrogazione del divorzio. Come cattolico e come sacerdote sono contrario ad esso ma siccome in Italia ci sono anche non cattolici, non ho il diritto di impedire loro di fare una scelta che per essi è legittima".
Anche all'ora di Religione don Pino era contrario: ci disse che secondo lui andava sostituita con un'ora di Storia delle Religioni, per consentire agli studenti di conoscere tutte le religioni.
A questo punto è doverosa una postilla. Appena ho avuto la connessione internet a disposizione, mi sono messo a cercare su Google se ci fossero notizie relative a persone che avevo perso di vista da anni. Avviai la ricerca anche col nome di don Pino e mi imbattei nel link di un sito di memoria virtuale di defunti. Andai allora a cercare sul sito dell'agenzia cimiteriale del Comune dove risiedo e trovai lo stesso nominativo nell'elenco dei defunti. Il cognome era quello, il nome pure (anche se non era Giuseppe, perché, come ci aveva raccontato durante la sua prima lezione, i suoi genitori gliene avevano imposto un altro ma già loro avevano preso a chiamarlo Giuseppe, Pino), l'anno di nascita era quello che ci aveva detto lui, sempre durante quella sua prima lezione. Ovviamente, spero ancora che si tratti di un caso di omonimia ma ne dubito. Vidi la data della morte: è morto a 54 anni d'età. Poi notai che allo stato civile risultava vedovo. Giù vedovo a 54 anni d'età. Evidentemente, per essersi sposato doveva essere tornato allo stato laicale. Forse, chissà?, le idee che aveva nella metà degli anni '70 del XX secolo hanno finito col fargli capire che erano incompatibili col suo rimanere sacerdote; o forse vi sono state altre ragioni, che io non so e che non saprò mai.

Alle Medie Superiori l'ora di Religione fu, come dire?, degna di questo nome solo in Prima, con don Michele.
Durante la sua prima lezione, don Michele fece compilare ad ognuno di noi un elenco di argomenti da trattare, poi ne fece una sintesi, che divenne il programma di Religione di quell'anno scolastico.
Era preparato e disponibile agli approfondimenti, don Michele. Qualche volta svalvolava un po', raccontando di cose alquanto poco credibili, che più che nella sfera religiosa rientravano in quella del paranormale.
Come quella dei guaritori filippini, che con le dita avrebbero avuto il potere di separare le varie cellule e quindi di operare senza bisturi e senza ferite, "fenomeno" che poi Piero Angela e tanti altri avrebbero poi dimostrato essere un colossale imbroglio.
O come quella di quel chirurgo brasiliano defunto che ogni tanto sarebbe tornato dall'Aldilà per operare pazienti giudicati inguaribili dai medici viventi.
Sull'Aldilà, poi, fece la sparata più grossa: una volta ci disse che, se si azionava un registratore staccando il microfono, si potevano registrare e quindi sentire le voci dei trapassati. Citò al riguardo un articolo in cui si sosteneva che, fra gli altri, era stata registrata anche la voce di John Fitgerald Kennedy. Peccato solo che J.F.K. non avesse rivelato chi l'aveva ucciso a Dallas, né gli esecutori né i mandanti.
Lo ammetto: anch'io, come altri miei compagni di classe, nelle sere seguenti provai a registrare col microfono staccato ma, dai nastri ascoltati, non sentii alcuna voce dall'Aldilà.
Quando don Michele esagerava un po', ridevamo sotto i baffi ma non ci furono plateali prese in giro. Solo una volta, quando sostenne che un'aula come la nostra poteva contenere miliardi di anime, una nostra compagna di classe, la più peperina, alzò la mano e gli domandò: "Scusi, ma Lei non si vergogna a dire queste cretinate?". E alla fine di quella lezione prese a canzonarlo bonariamente dicendogli: "Guardi lassù, c'è lo spiritello sulla nuvoletta! C'è lo spiritello sulla nuvoletta!".
Ma don Michele non subì mai alcuna contestazione laicista né fu vittima di intolleranza. In quegli anni, dove pure chi avesse voluto poteva ottenere l'esonero dalla frequenza dell'ora di Religione, non lo chiese nessuno, nemmeno quei miei compagni di classe atei e di estrema sinistra. La si frequentava senza problemi, senza la frenesia di rivendicare a sproposito una laicità delle Istituzioni che nulla aveva ed ha a che fare con un'ora di insegnamento che è, appunto, insegnamento e non catechismo.
Persino il fatto che sia all'inizio che alla fine di ogni ora don Michele ci faceva alzare in piedi e recitare in silenzio una preghiera sollevò obiezioni da parte dei duri e puri. Certo, già allora era una prassi alquanto insolita, sebbene a rigor di logica perfettamente calzante ad un'ora di insegnamento religioso, ma nessuno la contestò né la disturbò mai: chi voleva pregava, chi non voleva se ne stava un minuto in silenzio, al limite sghignazzando un po', ma non dileggiava né don Michele né i compagni di classe che stavano cambiando.

Dalla Seconda Superiore in poi, l'ora di Religione divenne un contenitore vuoto da riempire: i docenti non insegnavano ma si limitavano a chiacchierare con noi del più e del meno, a scambiare con noi battute, barzellette e facezie varie.
Ciò maturò in me e nel mio compagno di classe Antonio un progetto di vita professionale alquanto ambizioso: diventare professori di Religione!
Sarebbe stata davvero una pacchia ricevere uno stipendio solo per andare nelle aule a fare quattro ciance.
Chiedemmo pure informazioni sui corsi da seguire per poter coronare quel nostro sogno. E ne venimmo talmente ossessionati che fra di noi iniziammo a chiamarci "collega".
Poi, per nostra fortuna e per fortuna della Patria, lasciammo cadere quella "simoniaca" aspirazione e le nostre rispettive vite professionali si indirizzarono verso sbocchi decisamente più produttivi e utili alla società. Almeno per quel che riguarda Antonio.
Se non altro, dalla Seconda in poi avemmo modo di conoscere, fra i docenti di Religione, delle persone veramente interessanti.
In Seconda e in Terza l'ora di Religione venne tenuto dal simpaticissimo prof. Podio: battute al fulmicotone, racconti dei suoi anni di scuola, esilaranti, che dico?, esilarantissime gags, questo era il suo repertorio.
Ed era anche sincero. Una volta ci declamò: "Quando morirò, al mio funerale magari diranno: ERA SEMPRE DEDITO AL LAVORO. Vi autorizzo a dire: NON E' VERO! VENIVA A LAVORARE SOLO PER IL VENTISETTE".
(Ventisette del mese: giorno di paga.)
Una volta fece una gag per sintetizzare i comportamenti maschili e femminili nel corteggiamento fra ragazzi. Alla fine eravamo tutti piegati in due dalle risate.
Fine esperto di psicologia, era anche dotato di grande ironia e, quel che è indice degli spiriti umanamente superiori, di altrettanto schietta autoironia.
Il prof. Podio scherzava e stava agli scherzi.
Io mi misi a scrivere poesiole satiriche su di lui (come su altri professori) e lui le lesse e ci rise di gusto.
Una volta decidemmo di fargli uno scherzo: ignorarlo completamente quando sarebbe entrato in classe, come se non ci fosse. Entrò, salutò, nessuno gli rispose. E così via, per qualche minuto. Naturalmente, capì subito che si trattava di uno scherzo e stette al gioco, arrivando addirittura a fingere di piagnucolare affinché gli dessimo retta. Il clou fu quando fece l'appello: nessuno rispose né dicendo: "Presente!" o "Sì", né alzando la mano. Solo io risposi ma alzando un piede. E il prof. Podio trattenne a stento una risata.
Il massimo della soddisfazione per me, Antonio e Richetto quando, un sabato, era in programma una manifestazione politica. Tutti i nostri compagni di classe disertarono la scuola, o perché effettivamente andarono a quell'happening o perché "marinarono"le lezioni. Noi tre invece a scuola ci andammo. Il motivo? C'era l'ora di Religione col prof. Podio!
E, poiché non c'erano nemmeno altri docenti e le altre classi in cui il prof. Podio doveva recarsi erano deserte, lo avemmo per noi durante tutta la mattina.
Fra una chiacchiera e l'altra, ne approfittammo per lunghe passeggiate lungo i corridoi dell'I.T.C., visto eravamo i soli ospiti della scuola.
Di quella fulgida mattina ricordo un aneddoto in particolare, vertente sulla visita del prof. Podio ad una chiesa. Ci disse che per provare l'acustica dell'ambiente si era messo a battere ripetutamente le mani. E meno male che nell'edificio di culto in quel momento non c'era gente! Come ci disse il lunedì successivo Antonio: "Pensate: passano dei custodi o dei preti e vedono uno che batte le mani nella chiesa vuota; chiamano subito un'ambulanza".

Il docente di Religione di Quarta e Quinta era invece meno brioso del prof. Podio, quantunque gentile e colloquiale.
Durante la sua prima lezione, si fece un numero niente male. Disse: "Vedo che in questa classe la maggioranza è composta da ragazze, così belle e sviluppate". E nel corso della sua orazione ogni volta che accennò alle nostre compagne di classe ricorse nuovamente agli aggettivi "belle e sviluppate", sempre seguiti da una risatina da mandrillo.
Un'altra volta si era messo a chiacchierare con una nostra compagna di classe. Giorgio mi disse a bassa voce: "Osservalo bene. La sta guardando con lo sguardo di chi si sta chiedendo: CHISSA' SE QUESTA RAGAZZA CI STA?".
Una mattina si mise a declamare alcune poesie scritte da lui. Declamare, non leggere: con tanto di toni alzati per i versi più eclatanti. Io mi trovavo in fondo all'aula e non afferravo il contenuto di quei versi, recitati davanti a un uditorio composto da quattro o cinque nostre compagne di classe. A un certo punto alzò sensibilmente la voce per declamare un verso a cui evidentemente teneva e subito dopo Antonio, che si trovava dietro di lui, si mise un indice accanto a una tempia come per dire: "Questo è pazzo!".
Quel prof. si fece notare per la sua creatività nel gestire le sue assenze da scuola: ogni volta che non poteva venire, anziché mettersi in malattia o prendere un permesso, mandava a suo posto uno dei suoi fratelli. Diciamolo: un pioniere di quei contratti di lavoro a base "famigliare" che da qualche anno sono in vigore in alcuni Paesi dell'Europa del Nord.
Verso la fine della Quinta, si dimise, perché, laureato in Economia e Commercio (titolo di studio molto attinente alla docenza in Religione ...), aveva vinto un concorso per entrare come impiegato in un noto istituto di credito.
Al suo posto venne un giovane studente universitario, molto simpatico e alla mano.
Commentando il cambio di docente di Religione, la nostra prof. di Inglese, Emma Zavaroni, cui l'ironia non mancava di sicuro, ci disse: "Bene, è arrivato il sostituto del prof. ***. La Presidenza dell'Istituto ha diffidato la Curia dal mandare un altro dei fratelli ***".

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.