mercoledì 2 aprile 2025

Manzoni davanti al suo pc

Don Lisander è lì, nella sua tenuta di campagna. La villa è stata cablata: don Lisander ha il mondo davanti a sé.

O, per meglio dire, ha il suo pc acceso, che gli consente di dialogare e interagire col mondo. E anche di scrivere.

Di scrivere quel romanzo a cui si sta dedicando da decenni.

Non prima, però, di aver sorbito con la dovuta calma la sua solita tazza di cioccolata calda.

Poi clicca su “Documenti” e da lì sulla cartella “Romanzi”, e infine sull’icona del file .doc che contiene il suo capolavoro. Si attiva Word e un secondo dopo sullo schermo compare il testo, la stesura tante, troppe volte modificata.

Fermo, Fermo, Fermo: non suona bene come nome del protagonista maschile. Meglio Lorenzo, anzi, no, meglio ancora Renzo.

Ed ecco don Lisander cliccare sul pulsante “Modifica”; si apre una “tendina” e il romanziere clicca su “Sostituisci”.

Scrive “Fermo” su “Trova”, scrive “Renzo” su “Sostituisci con” e clicca su “Sostituisci tutto”.

In un attimo “Fermo” è stato sostituito con “Renzo” ed è comparsa la segnalazione: “Completata la ricerca di documento. Sono state effettuate 2410 sostituzioni”.

Che meraviglia non dover più riscrivere a mano centinaia di pagine per assegnare a un personaggio un nome più consono!

Un momento, però. Renzo va bene come nome ma quando è associato al cognome no: all’epoca in cui è ambientato il romanzo, i Renzo venivano registrati all’anagrafe parrocchiale come Lorenzo. Che fare adesso? Semplice. Don Lisander clicca su “Sostituiscie cambia “Renzo Tramaglino” con “Lorenzo Tramaglino”; in tutti gli altri punti del testo “Renzo” rimarrà “Renzo”.

Rimane comunque il dubbio dei refusi. Se in qualche punto don Lisander ha scritto per errore “Fermp” al posto di “Fermo”, “Fermp” non è certo stato sostituito. Ma non importa: a stesura definitiva, un esame approfondito del testo gli consentirà di correggere i refusi; e poi, “Fermp” non fa parte del vocabolario e Word avrà già provveduto a segnalarlo con la sottolineatura di colore rosso che anche i professori usano per evidenziare un errore.

Oddio! Altro dubbio, ben più opprimente: e se ha usato “Fermo” non come nome ma come aggettivo? Pazienza: la revisione del testo gli consentirà di accorgersi di frasi del tipo “a un certo punto videro un carro Renzo sulla strada”.

Bene: il protagonista maschile ha un nuovo nome. Ma Renzo e Lucia sono poi i veri protagonisti del romanzo? Non può esserlo, invece, la folla, quell’anonima folla che già adesso popola pagine e pagine del testo? Non può esserlo la Divina Provvidenza, che prima o poi metterà a posto le vicende dei personaggi?

Romanzo religioso, il suo, ispirato da una profonda fede. Un sospetto nemmeno lo sfiora: il suo criticare certi comportamenti del clero (la vigliaccheria di don Abbondio, l’opportunismo del provinciale dei Cappuccini) lo faranno forse accusare di giansenismo? Il rigore morale di uno scrittore non sempre viene inteso nel senso giusto.

No, non sembra possibile. L’ironia con cui don Lisander narra le disavventure di don Abbondio e l’inefficacia delle grida contro i bravi è del tutto estranea ai giansenisti, la cui fede senza amore non li faceva certo aprire la faccia alla bellezza del sorriso; non parliamo poi delle risate.

La stesura ora sembra finita. Sarà la cinquantesima volta che don Lisander se lo dice ma un’ora, un giorno, un mese dopo, ecco balenargli in testa una frase da correggere, un passo da rivedere, qualcosa da aggiungere, qualcosa da togliere.

Ha appena cliccato sul pulsante “File” e poi su “Salva” ed ecco insinuarglisi nella mente l’ennesimo tarlo: quella parola, da lui usata nel capitolo XV, si scrive veramente così. Bisogna verificare.

Allora don Lisander clicca sulla barra degli strumenti per far sparire dallo schermo il testo, che però rimane sempre “aperto”. Un altro click, questa volta sull’icona di Google Search, e poi si connette a quel dizionario della lingua italiana che da tempo ha inserito nei suoi “Preferiti”. Un rapido controllo ed è tranquillo: quella parola l’ha proprio scritta correttamente.

Sta per chiudere Google Search e lo assale un altro dubbio: la casa del vicario di provvisione l’ha proprio collocata nella via giusta di Milano? Meglio verificare.

Don Lisander si connette a Google Maps e digita il nome di una strada di Milano. Perfetto: la casa del vicario di provvisione nel romanzo è stata proprio messa nel punto giusto.

Abbandona Google Maps chiudendo il browser e, per scaramanzia, clicca ancora una volta su “File” + “Salva”. Ora, finalmente, può chiudere il file .doc del suo romanzo.

Ora, finalmente, la stesura è completa. Fino alla prossima volta, fino al prossimo dubbio.

 

Un raccontino surreale, visto che alla sua epoca Manzoni non aveva a disposizione i pc, ma che sposa due realtà: la lentissima elaborazione de I promessi sposi e la possibilità che oggi gli scrittori hanno di modificare in continuazione i loro testi senza eccessiva fatica fisica, in quanto i taglia/copia/incolla eseguiti con un word processor sono decisamente più rapidi del dover riscrivere su carta pagine e pagine, con frasi aggiunte ai margini o cancellate con un tratto di penna.

La stessa facilità e comodità che oggi, rispetto al passato, abbiamo nel consultare la correttezza di una parola o nell'acquisire informazioni su qualcosa: non più ricerche su un volume a casa o in una biblioteca ma una semplice connessione ad un sito che contiene quelle informazioni.

Ho indicato Manzoni come "don Lisander" perché era così che lo chiamavano i suoi contadini: se non erro, Lisander è l'equivalente lombardo di Alessandro.


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