Come
cenci smessi, lasciati scivolare a terra, ho deposto sul lastricato della vita
le mie ambizioni, le mie presunzioni, la mia voglia di guardare al futuro come
ad un pozzo a cui attingere acqua, come ad un prato in cui far sbocciare le mie
speranze.
Come
cenci smessi, lasciati dietro di me, ho abbandonato progetti un tempo
accarezzati e coltivati con l’egoismo di chi non vedeva che per essi trascurava
persone e cose ben più importanti.
Come cenci smessi, gettati su una pietraia, ho deposto dolori che non erano tali, vuoti che nulla significavano, non accorgendomi colpevolmente di quanto le mie futili disperazioni recavano dolore ai miei cari, di quanto il soffrire per ciò che non avevo mi impediva di assaporare la gioia di ciò che mi veniva generosamente dato.
Come cenci smessi, privi di calore, lascerò cadere sul suolo del tempo i giorni di rimpianto e di rimorso che vivrò guardando il sorgere del sole non come una nuova fonte di gioia ma come dolente pena per ciò che non ci sarà più.
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