lunedì 24 aprile 2017

Il Memorial Fidippide del 2078

      Anche in quel 2078 a New Run, nell'Arizona, fervevano gli allenamenti per l'annuale Memorial Fidippide, maratona che ogni anno assegnava il titolo di miglior corridore dello Stato.
      Favoriti per la vittoria erano John Speed, campione uscente e detentore del record, e Jack Peasum detto l'Uncorrect, che da anni arrivava sempre secondo.
      Un giorno gli atleti si allenarono in mezzo al deserto, per allenarsi alle condizioni estreme di caldo e siccità.
      Jack Peasum stava correndo insieme ad altri due compagni di squadra sotto un sole che spaccava le pietre e in mezzo ad una sconfinata ed arroventata distesa di pietre e sabbia.
      Essendo più veloce di loro, dopo pochi minuti iniziò a distanziarli.
      "Rallenta, Jack! - Gli disse uno dei suoi compagni di squadra. - E' solo un allenamento. Anche tu non devi far altro che rispettare la tabella di marcia dell'allenatore."
      Ma Peasum, che voleva sempre essere il primo in ogni situazione, fece di no con un cenno della mano, senza nemmeno voltarsi un attimo indietro per rispondere a voce.
      La distanza a poco a poco aumentò e, prima di perderlo di vista, l'altro compagno di squadra gli disse: "Abbiamo sete, le nostre borracce sono ormai vuote. Tu invece ne hai ancora due piene. Daccene una: a te l'altra basta e avanza".
      Peasum fece di nuovo cenno di no con una mano, senza degnarli di uno sguardo, e addirittura accelerò il ritmo, distanziandoli definitivamente.
      Dopo mezz'ora, i due vennero raggiunti da John Speed, il campione di una delle squadre avversarie che era partito quaranta minuti dopo di loro.
      Mentre li stava superando, uno dei due corridori gli disse: "Siamo avversari, è vero,  ma potresti lo stesso darci una delle tue borracce, visto che noi ne siamo rimasti senza?".
      "Certamente", - rispose Speed, porgendogli una delle sue borracce.
      Poi si adeguò al loro ritmo di corsa e insieme arrivarono al punto dove i loro allenatori li stavano aspettando per riportarli su dei pulmini ai rispettivi centri di allenamento.
      Arrivarono tutti gli atleti delle varie società sportive, tranne Jack Peasum.
      Allungando il passo si era perso nel deserto. Le  squadre di ricerca lo ritrovarono sano e salvo ma impaurito, stremato e disidratato.

      Passarono i giorni, passarono le settimane. Peasum si rimise in poco tempo e riprese ad allenarsi. Così come avevano continuato a fare John Speed e gli altri atleti.
      Venne finalmente la mattina della gara di corsa. Mattina presto, perché già verso le 10 antimeridiane il clima era troppo caldo per consentire attività sportive all'aperto.
      E così, alle 7 e 30 duecento e passa atleti erano pronti ai nastri di partenza, carichi come molle.
      Pronti, via! Lo starter, sparando con la sua pistola caricata a salve, diede inizio alla corsa di oltre 42 km.
      I primi chilometri furono di studio, con qualche atleta che, sapendo benissimo di non poter vincere, si metteva alla testa della corsa per qualche secondo per avere la soddisfazione di una piccola ribalta. Ma già in quel tratto iniziale un po' di partecipanti iniziò a perdere contatto dal gruppone di testa.
      Verso il 15 km scattò Mark Effy Mer, uno solito a fare la lepre. Allungò il passo, come se il traguardo fosse a poche centinaia di metri.
      Conoscendone l'ardimentosa quanto illusoria tattica di gara, i migliori, fra cui John Speed e Jack Peasum, lo lasciarono andare, badando a tenere il loro ritmo, sostenuto ma anche non eccessivamente spedito per poter arrivare agli ultimi chilometri con una buona tose di fiato nei polmoni e senza acido lattico nelle ginocchia.
      Intanto, il gruppo di testa si assottigliava sempre di più: fra chi non riusciva più a reggere l'andatura dei più forti, qualcuno si fermava lungo il percorso, ritirandosi e salendo sulle auto dei rispettivi gruppi sportivi, mentre altri rallentavano e procedevano col loro passo, tenendo come punto d'onore l'imperativo categorico di arrivare comunque al traguardo.
      Verso il 25.mo chilometro, la solitaria sgroppata di Effy Mer, che era riuscito ad accumulare 90 secondi di vantaggio, si esaurì in poco tempo: aveva ormai finito la benzina. Iniziò ripetutamente a voltarsi indietro, segno che il peso della fatica lo aveva reso insicuro.
      Dopo un altro paio di chilometri, venne raggiunto dai migliori, ormai ridottisi a una decina di corridori. Nonostante si sforzasse di correre, venne superato come se fosse fermo e distanziato in pochi secondi. Subito dopo si ritirò. Aveva comunque riscosso la sua piccola parte di notorietà e di inquadrature delle telecamere.
      Dei dieci corridori che ora guidavano la competizione, tre erano compagni di squadra di Speed e due di Peasum. Il primo aveva promesso a tutta la squadra una fetta dei suoi premi in caso di vittoria e i tre che erano ancora con lui si alternavano alla guida del plotone di testa per tenera alta l'andatura per impedire fughe che, in quel momento della gara, avrebbero potuto rivelarsi decisive. Peasum l'Uncorrect, invece, non aveva promesso alcunché alla squadra di cui faceva parte e i due compagni riuscivano ancora a tenere il suo passo non gli stavano dando una mano. Ma non se ne preoccupava; la sua tattica era semplice: mettersi alle calcagna di John Speed e seguirlo come un'ombra: tanto, prima o poi l'iniziativa sarebbe partita da quest'ultimo e lui non avrebbe dovuto far altro che accodarsi  e bruciarlo sul traguardo.
      Tattica indovinata ma obiettivo mancato. Speed scattò sì, al 36.mo km, e Peasum gli si appiccicò come un francobollo. Ma dopo 800 metri quest'ultimo non riuscì a reggere il passo di John Speed e venne quasi subito staccato.
      Sembrava fatta per quest'ultimo, mentre Jack Peasum stava arrancando rabbiosamente: dal suo sguardo non traspariva però la sana cattiveria agonistica, che porta un atleta a non mollare mai, ma il rancore e quasi l'odio personale verso chi lo stava per l'ennesima volta distanziando.
      Ci fu però un imprevisto, un autentico colpo di scena. Appena superata la segnalazione del 38.mo km, Speed non fece caso a una macchia d'olio lasciata sul percorso da un camion che era passato durante la notte e scivolò, cadendo rovinosamente sull'asfalto.
      Rimase bloccato al suolo, sia per il dolore delle escoriazioni alle gambe e alle braccia causate dal contatto con l'asfalto, sia per la paura di essersi fatto qualcosa di più grave, tipo una distorsione.
      Speed si mise a fare qualche respiro lungo per calmarsi, poi si toccò le gambe e provò a muoverle, sia pure da seduto.
      In quel momento, da dietro arrivò Peasum che si era già reso conto dell'incidente capitato al suo avversario; con un sorriso di perfida soddisfazione, superò John Speed, aumentando l'andatura per schernirlo e, cosa molto brutta, facendogli un gesto estremamente volgare.
      Speed lo ignorò, concentrandosi sulle sue gambe. Si rialzò e fece qualche passo camminando, per vedere se avvertiva dolore. Tutto a posto: nessuna sofferenza fisica. Accennò a correre, sia pure non in modo spedito, e continuò a non avvertire dolore. Le escoriazioni riportate avevano intanto smesso di fargli male:la scarica di adrenalina che la caduta gli aveva provocato cominciava già a fare effetto.
      Speed riprese a correre, riuscendo a poco a poco ad aumentare l'andatura. Non si illudeva di poter raggiungere Peasum, che sembrava avere ormai preso il volo, ma voleva comunque concludere la corsa a testa alta, con un onorevole secondo posto.
      Il risultato della corsa sembrava già scritto ma ...
      Jack Peasum, esaltato dall'inaspettato colpo di fortuna, stava affrontando l'ultimo tratto di corsa quasi senza accorgersi del nastro d'asfalto che si presentava ai suoi piedi. I suoi pensieri erano tutti proiettati all'arrivo, al taglio del traguardo, ai flash dei fotografi e alle inquadrature delle telecamere, alle interviste (nelle quali si sarebbe subito premurato di dire che avrebbe vinto lo stesso, anche senza la caduta di Speed) e, soprattutto, alla cerimonia della premiazione, alla medaglia d'oro e alla coppa, e poi al premio in denaro, tanto, e ai premi degli sponsor, ancora più sostanziosi: soldi che, naturalmente, intendeva tenere tutti per sé.
      Così preso da tutti questi scenari di gloria, Peasum non vide nemmeno, al 40.mo km, l'ultimo punto di rifornimento, da cui prendere o una bottiglietta d'acqua da bere o una spugna bagnata con cui togliersi un po' della calura del sole ormai alto nel cielo. Pensava solo alla fama e al denaro.
      Quella distrazione gli fu, agonisticamente parlando, fatale. A meno di un chilometro dal traguardo, iniziò ad accusare la fatica, il caldo e la sete. Di colpo, come accade spesso dopo una corsa di oltre 42 km.
      Intanto, John Speed, che il rifornimento aveva fatto, stava rimontando su di lui, lentamente sì ma costantemente.
      Peasum, sempre più affannato e affaticato, si accorse di essere spacciato quando, nell'affrontare la curva che immetteva nello stadio sulla cui pista era stato posto il traguardo, vide Speed a pochi metri da lui.
      I due entrarono praticamente appaiati nello stadio, dopo di che John Speed con un deciso sprint finale staccò subito il suo avversario e con le ali ai piedi andò a tagliare il nastro dell'arrivo e a riscuotere gli scroscianti applausi di una strameritata vittoria.

      La rabbia e la stizza di Jack Peasum detto l'Uncorrect erano tali che non si presentò nemmeno alla cerimonia di premiazione, durante la quale tutti gli spettatori inneggiarono alla bravura di Speed.

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