lunedì 3 aprile 2017

Vacanze universitarie

      Ieri sera ho guardato un'altra volta il mediometraggio "La boulangere de Monceau" ("La fornaia di Monceau" ) di Eric Rohmer.
      Vista l'ambientazione del film (il primo di Rohmer che guardai, nell'ormai lontano 1985), mi sono tornati in mente i due anni nei quali, potendo studiare a tempo pieno all'Università, ho goduto del clima rilassante delle vacanze estive, ad esami sostenuti. Dopo, avendo iniziato a lavorare e continuando a studiare studiando nel tempo libero, le vacanze estive divennero, oltre che più brevi, anche molto meno distensive.
      Diciamo che fino al 2005 ho fatto un lavoro che detestavo e le ferie diventavano un'occasione di rivincita, col logico risultato di avere su di esse delle aspettative "risarcitorie" che non si realizzavano mai. A cui si aggiungeva il fatto che, dopo qualche giorno, la mia mente iniziava a guastarmi le vacanze facendomi pensato allo sgradito giorno del rientro al lavoro.
      Nei due anni del mio cursus studiorum universitario a tempo pieno, invece, ad esami finiti il relax era totale: smettevo temporaneamente un'attività che amavo, non a caso negli ultimi giorni di luglio, quelli che precedevano la vacanza annuale a Villa Minozzo, tornavo alla sede della Facoltà di Lettere, a respirare l'aria della Cultura anche solo passeggiando nel corridoio ormai vuoto dell'Istituto di Storia (quello che allora chiamavo "il mio ambiente naturale"), e a fare il giro delle librerie dei dintorni; e, quanto alla ripresa degli studi a settembre, essa non era da me vissuta come la fine di un periodo di libertà provvisoria (come invece mi accadde dopo alla Findatasystem) ma come il ritorno ai miei amati studi, che affrontavo con passione ed entusiasmo.
      Ecco, una sensazione di relax e di benessere come quella di quelle due vacanze universitarie da studente a tempo pieno non l'ho più provata.

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