domenica 16 ottobre 2016

Quando in strada ti scappa la pipì

      Se volessi elaborare una legge in stile Murphy, scriverei: "Quando sei fuori di casa per una passeggiata o per una commissione, ti viene voglia di urinare nel punto più lontano dalla tua abitazione".
     Ed è proprio così: il bisogno di fare pipì ti viene proprio nel punto di massima lontananza da casa tua o dal primo servizio igienico disponibile: nemmeno cento metri prima, dove potresti invertire la rotta; e nemmeno cento metri dopo, quando sei già sulla via del ritorno. Giusto, così, per darti il massimo del cammino da fare con la vescica che reclama impellentemente.

      E', quello minzionico, un bisogno subdolo, che non si annuncia gradualmente, in modo che tu possa accelerare il passo o fare dietrofront, ma all'improvviso e in tutta la sua massima intensità. Che cessa solo quando potrai finalmente scaricare l'incomodo liquido che carsicamente spumeggia nelle tue parti intime.
      Quando ti coglie, come un fulmine a ciel sereno, la prima cosa che pensi è come mai non sei andato in bagno prima di uscire di casa. Eppure una disavventura del genere ti è già capitata centinaia di volte. Ma tu niente: continui a disattendere questa piccola e pur efficacissima precauzione oltretutto salutare, perché l'urina è sempre meglio scaricarla appena possibile, anche senza avvertire alcuno stimolo.

      Cosa fare quando ti viene voglia di orinare quando hai raggiunto lo "zenit orizzontale" della tua passeggiata o della tua commissione? Ovviamente ti dirigi subito verso casa. A meno che tu non conosca nelle vicinanze un bar o comunque un locale dotato di servizi igienici aperti al pubblico. Oppure non ti trovi nei pressi di qualche vespasiano ubicato in un parco. Quest'ultima soluzione però è da evitare per motivi igienici: meglio affrontare una veloce ritirata verso casa.

      In un attimo scegli la direzione da prendere. Se hai fatto finora un percorso lineare non devi nemmeno decidere: ti basta girare sui tacchi e tornare indietro. Ma se la tua passeggiata è "circolare" o "quadrangolare", cioè se a un certo punto hai girato a destra o a sinistra ed ora ti trovi sì in posizione perpendicolare rispetto a casa tua ma devi comunque affrontare delle svolte a destra o a sinistra, devi decidere se tornare indietro o proseguire per arrivare a casa dalla direzione opposta rispetto a quella da dove sei partito. Di solito, non fa alcuna differenza ma a volte la presenza di più semafori da una direzione rispetto all'altra oppure la diversa durata del "rosso" fra i semafori, obbliga ad una rapida analisi del percorso prima di incamminarsi verso l'agognata meta ossia verso il casalingo wc.
      Comunque sia, quando ti scappa becchi tutti i semafori rossi, che rimangono di quel colore per una durata che a te sembra interminabile. E come se non bastasse, quando il semaforo diventa verde ti trovi spesso un'automobile o un camion davanti, che vuole, anzi, pretende di svoltare e col cavolo che si è fermato prima della linea dello stop quando il semaforo è diventato giallo.
      Lungo i marciapiede, poi, incontri tutte persone che conosci e tutte, dico tutte, si fermano per chiacchierare con te. Nove su dieci di solito o ti rivolgono un saluto frettoloso e tirano avanti per la loro strada o girano la testa da un'altra parte per non salutarti. Ma quando ti scappa la pipì e vorresti tornare a casa il più in fretta possibile, allora no: ti fermano, parlano di cose di cui a te non importa un fico secco e, se per caso accenni ad andartene, ti trattengono per un braccio per farti sentire la fine dei loro inutili sproloqui. Bastardi.

      Appena ti liberi dei rompiscatole, ti prende l'istinto di accelerare il passo per arrivare a casa il più in fretta possibile. Errore da non fare: più uno corre e più la pipì ribollisce dentro, aumentando lo stimolo.
      Ai semafori rossi, per cercare di trattenere la pipì ti metti a saltellare come se ti avesse morsicato una tarantola. La figura del fuori di testa è assicurata.

      Finalmente giungi non alla Terra Promessa ma al portone dello stabile dove abiti.
      Cerchi le chiavi di casa ma non le trovi. La pipì ribollisce sempre di più. Come per tutte le cose, più ti affanni a farle e più tardi le finisci. E così frughi freneticamente nelle tue tasche, una, due, tre, quattro volte. Niente: non saltano fuori. Appena riacquisti un po' di calma, infili la mano in una tasca, senti un fazzoletto, la premi su di esso e ti accorgi le il mazzo di chiavi sta sotto il fazzoletto.
      Afferri rabbiosamente le chiavi ma le tue mani, ormai tremolanti, proprio non vogliono sapere di pescare dal mazzo la chiave giusta, anche se in esso le chiavi non sono più di quattro o cinque.
      Alla fine ce la fai. Prendi la chiave giusta, la infili nella toppa, il portone si apre e ti trovi nell'androne.

      Alla velocità della luce che neanche Superman giungi davanti alla porta dell'ascensore. Occupato.
      Passano i secondi, anche i minuti. Niente. Due stronzi o due stronze stanno beatamente chiacchierando sul pianerottolo del terzo o quarto piano, naturalmente tenendo aperta la porta dell'ascensore.
      La voglia di scaricare la vescica cresce in misura direttamente proporzionale alla volgarità degli insulti che vorresti rivolgere a chi non lascia libero l'ascensore.

      Alla fine dell'interminabile chiacchiericcio, lo chiami e lo prendi.
      Ti rendi conto che la tua capacità di resistenza è ormai al limite e, usando la Ragione, mentre l'ascensore sale decidi di portarti avanti col lavoro e ti sbottoni il cappotto o il giubbotto.

      Esci sul pianerottolo e, saltellando ormai incontrollabilmente, la porta del tuo appartamento.
      Ti precipiti con la stessa velocità di un proiettile verso il bagno, senza curarti del rischio di travolgere persone o cose.
      Entri nel bagno e senza badare minimamente di chiudere la porta o la finestra eventualmente rimasta aperta ti fiondi davanti alla tazza del water: il tuo unico desiderio è orinare, non ti importa un fico secco se qualcuno ti vede farlo.
      A quel punto, se nell'ascensore non ti sei curato di alcun pudore e non ti sei già abbassato la cerniera dei pantaloni piombando sul pianerottolo con la lampo abbassata, l'ultimo ostacolo da superare è appunto la cerniera, la quale funzionava benissimo tutte le volte che andavi in bagno senza che ti scappasse la pipì e ora, invece, si è incastrata.
      Cominci ad armeggiare con la lampo, che proprio non vuole saperne di sbloccarsi. Provi e riprovi, mentre mentalmente ti poni delle alternative tipo prendere un paio di forbici e fare a pezzi i pantaloni pur di liberarti la zona inguinale, e alla fine ce la fai ad abbassare la cerniera.
      Sembra fatta ma, colpo di scena!, sarà per il saltellare o per i movimenti frenetici per sbloccare la lampo, ti accorgi che si è attorcigliata in modo allucinantemente contorto l'apertura delle mutande adibita a far uscire il pisello per poter fare la pipì.
       Cominci allora ad armeggiare con le mutande, sfiorandoti ripetutamente il pisello, che alla minima sollecitazione potrebbe mollare la pipì, con conseguenze facilmente immaginabili. Ovviamente sei talmente concentrato su quest'ultimo imprevisto che non pensi nemmeno lontanamente alla figuraccia imbarazzante che faresti se, dalla finestra aperta qualcuno dai palazzi di fronte ti stesse guardando e ne traesse la conclusione, sbagliata ma pur verosimile, che tu ti stessi facendo una pippa.

      Alla fine anche l'ostacolo delle mutande è superato, appianato, rimosso, sia che riesci a sbrogliare la matassa attorcigliata, sia che vai per le spicce e te le tiri giù.
      E puoi dar libero sfogo alla tua impellenza, sparando un getto liquido come da un idrante a dieci atmosfere.
      Attento però a mantenere il controllo: se nell'atto liberatorio non tieni il tuo "idrante" ben posizionato verso la tazza del water, rischi che le tue personali "cascate del Niagara" incrementino di 1 il numero dei Grandi Laghi dell'America del Nord.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.