I romanzi di Dan Brown
hanno avuto uno strepitoso successo, soprattutto quelli aventi per protagonista
Robert Langdon.
Non escludo
affatto che una parte delle critiche che gli sono piovute addosso siano dovute
ad invidia; salvo poi scrivere libri per confutare le affermazioni contenute
nei suoi romanzi, il che a ben vedere significa sfruttare la fama di Dan Brown
per vendere libri che dovrebbero stroncarne le opere.
A me i
romanzi di Dan Brown piacciono, indipendentemente che egli voglia lanciare
attraverso di essi messaggi di polemica intellettuale o sfruttare un po'
cinicamente certi temi che sono, come dire?, "caldi" e che fanno
sempre parlare chiunque li affronti, a mezzo libro, stampa, tv o altri media.
Ma forse
Dan Brown non persegue nemmeno uno di questi due fini; forse è semplicemente
interessato dai temi che sceglie per i suoi romanzi. In attesa di riscontri
credibili, bisogna concedergli il beneficio d'inventario.
I suoi
thriller mi piacciono, mi appassionano, trovo che siano scritti (e tradotti)
bene. La vita del lettore non deve essere sempre imperniata sui saggi e sulle
poesie: vi deve essere anche lo spazio per lo svago.
E i libri
di Dan Brown devono essere a mio parere intesi e letti come opere di svago; se
poi attraverso di essi il lettore si avvicina a libri che trattano
scientificamente gli argomenti da lui toccati, meglio ancora.
A questo
punto sorge la questione, suscitata dagli indubbi errori di distorsione
storiografica dei riferimenti citati nei libri di Dan Brown: fino a che punto
un romanziere (e in generale un autore di opere letterarie) può falsare la
verità per conferire credibilità alla trama dei suoi libri?
La
risposta, di buon senso, è che basta non esagerare con le "licenze
letterarie", distorcere il meno possibile e, soprattutto, limitare
le"licenze" ai fatti e alle idee meno importanti di un evento storico
odi un sistema filosofico, scientifico o religioso.
Dan Brown,
a tal riguardo, di travisamenti ne commette troppi, decisamente troppi.
Guardando ai
romanzi della "saga" di Robert Langdon, ammetto di non avere né
l'interesse né le competenze in materia di esoterismo, per cui mi è impossibile
analizzare Il codice daVinci e Il simbolo perduto.
Meglio ricorrere agli scritti di Massimo Introvigne per questa bisogna.
E non ho
nemmeno le competenze dantesche per "setacciare" le pagine di Inferno,
che peraltro è il romanzo di Dan Brown che mi è piaciuto di più.
Mi limiterò
dunque a "fare le pulci" ad Angeli e demoni, in quanto il
Vaticano e le sue vicende da sempre mi appassionano e qualche conoscenza al
riguardo l'ho accumulata nel corso degli anni.
Per la
verità, Angeli e demoni ha due pilastri culturali: il Vaticano
e la scienza galileiana.
Su
quest'ultima, pur non essendo competente in materia, ho rilevato un grande
strafalcione, il più grave strafalcione in cui chi si occupa dell'argomento
possa incorrere: Dan Brown attribuisce a Galileo la scoperta del carattere
ellittico e non circolare delle orbite dei pianeti, quando invece Galileo,sulla
scia di Copernico, sosteneva che esse fossero circolari e solo successivamente
Keplero ne scoprì la traiettoria ellittica.
Uno
studente che durante un esame attribuisse a Galileo la scoperta del carattere
ellittico delle orbite planetarie verrebbe immediatamente cacciato via dal
docente esaminatore.
Possono le
esigenze della trama del thriller giustificare una simile castronata? In questo
caso, dico sicuramente di no.
Non parliamo poi
dell'impossibilità che Galileo sia stato il fondatore della setta degli
Illuminati. Lasciando pure perdere che per Illuminati storicamente si intendono
quelli di Baviera, società segreta che nacque in periodo illuminista, e dunque
posteriore all'epoca in cui visse il fondatore della scienza moderna, resta il
fatto che, dopo la sua condanna da parte del Sant'Uffizio, Galileo visse di
fatto confinato agli arresti domiciliari e, soprattutto, sorvegliatissimo, e
quindi, se anche avesse voluto fondare una setta al fine di preservare le
verità scientifiche dall'oscurantismo, non gli sarebbe stato materialmente
possibile. Ma fin qui, trattandosi di un romanzo, possiamo accettare questa
cosa inverosimile come tributo allo svolgimento della trama.
Veniamo ora
ai riferimenti "vaticanisti". L'elenco di strafalcioni browniani che
ho rinvenuto in Angeli e demoni è piuttosto lungo. E se è
lungo il mio, fatto da semplice cultore di materia,immaginiamoci quanto
potrebbe esserlo uno redatto da un esperto sull'argomento.
Procediamo
dunque un passo alla volta, uno svarione alla volta.
1. Non è
vero che l'elezione di un nuovo papa sia un evento che interessa solo
all'Italia e ai cattolici sparsi nel mondo (che per altro sono molto numerosi)
ma attira l'attenzione anche di tutti i non cattolici; di conseguenza, è
impensabile che i media, e soprattutto le emittenti televisive, seguano
il Conclave distrattamente e mandino a curare i servizi giornalisti di
secondo piano, se non addirittura mezze calzette.
2. Non è
possibile che al Conclave partecipino 165 cardinali: il numero massimo del
Collegio Cardinalizio è 120 e praticamente, per malattie od "opportunità
diplomatiche", non entrano tutti e 120 nella Cappella Sistina per eleggere
il nuovo pontefice.
3. Non è
vero che il Papa deve essere scelto fra i soli cardinali: anche se da secoli
non succede più, al Soglio di Pietro può essere eletto anche un vescovo non
porporato, anche un semplice prete, anche un diacono, perfino un laico (purché
non sposato). Pietro da Morone (Celestino V, quello del "gran
rifiuto") era ad esempio un semplice eremita.
4. Non
esiste la figura del Grande Elettore, che dirige le operazioni del Conclave (lo
scrutinio e la bruciatura delle schede vengono sovrintesi da tre cardinali,
scelti a turno ad ogni votazione) e di conseguenza è errato affermare che non
può essere eletto papa (nessun porporato, del resto, entra in Conclave col
"divieto" di venire eletto al Magistero Petrino).
5. Non è
vero che il Camerlengo non deve essere cardinale, anzi, è prassi che sia
proprio un cardinale, quindi deve partecipare al Conclave e non può quindi
sovrintendere alla sicurezza dello Stato della Città del Vaticano durante
l'elezione papale, essendo anch'egli "chiuso a chiave" a Santa Marta
e nella Cappella Sistina. E' inoltre inverosimile che la carica di Camerlengo
venga affidata al segretario personale del Papa.
6. E'
insolito che i cardinali entrino in Conclave nel pomeriggio inoltrato e che le
votazioni inizino subito: è prassi che i porporati entrino nella Cappella
Sistina nel primo pomeriggio, prestino uno alla volta il giuramento di
mantenere il segreto su quanto accadrà in Conclave, poi la Cappella viene
chiusa ed essi si ritirano a Santa Marta; le elezioni iniziano la mattina
successiva.
7. Non è
vero che in Conclave le votazioni vanno avanti ad oltranza a distanza di un'ora
una dall'altra: il Conclave prevede un massimo di 4 votazioni al giorno, due
alla mattina e due al pomeriggio-sera; inoltre, tra voto, scrutinio e
bruciatura delle schede, ogni votazione richiede più di un'ora.
8. Nel
corso dei secoli, non è mai trapelata indiscrezione alcuna circa la
consuetudine dei cardinali riuniti in Conclave di votare ognuno per se stesso
al primo scrutinio per evitare che il pontefice venga eletto al primo turno.
9. Non mi
risulta che il Vaticano, durante il Conclave, rimanga deserto e che i suoi
funzionari e dipendenti vengano fatti uscire.
10. Dan
Brown scrive che la sicurezza del Vaticano è affidata alle Guardie Svizzere.
Non fa alcun cenno alla Gendarmeria, l'altro corpo armato che vigila sullo
Stato della Città del Vaticano.
11. I
colori della divisa delle Guardie Svizzere non sono solo il giallo e il blu
mail giallo, il rosso e il blu.
12. Fra i
dirigenti delle Guardie Svizzere citati nel romanzo, uno ha un cognome italiano, Olivetti, e un altro un cognome francese, Rocher. Ora, le Guardie
Svizzere vengono reclutate nei Cantoni Elvetici di tradizione cattolica e di
lingua tedesca: inverosimile che i vertici delle Guardie Svizzere non abbiano
cognomi tedeschi.
13. Non è
vero che i papi defunti vengono deposti nel feretro senza chiuderlo e che il
feretro venga deposto nella tomba su cui viene semplicemente posata la lapide
senza fissarla con viti: il feretro viene chiuso, così come la lapide sulla
tomba viene fissata.
14. Le
salme dei pontefici defunti vengono esposte per l'omaggio che la gente e delle
autorità e inoltre vengono riprese dai media di tutto il mondo: a meno che al
papa defunto del romanzo non abbiano chiuso la bocca per esporne la salma alla
devozione popolare e poi riaperta prima di deporlo nella tomba (ma che senso
avrebbe avuto riaprirgliela?!), è letteralmente impossibile che nessuno,
vedendone la lingua annerita, abbia nutrito sospetti sul suo avvelenamento.
Ammettiamo pure che
alcuni di questi travisamenti siano dovuti ad esigenze di ambientazione e di
trama ma resta il fatto che sono troppi e danno una visuale distorta di quello
che sono l'immagine e il funzionamento quotidiano del Vaticano.
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