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domenica 13 luglio 2025

Vecchio nume tutelare. Al professor Giuseppe Ricuperati


Vecchio nume tutelare,

      mi guidasti lungo il percorso della disciplina di Clio, nel tratto che va da Giannone a Maturi.


Vecchio nume tutelare,

      quante cose imparai nel tuo studio al quarto piano di Palazzo Nuovo nei pomeriggi in cui ti incontrai per i passi della mia tesi! Quanto appresi anche ascoltando i tuoi colloqui con altri studenti!


Vecchio nume tutelare,

      avanzare nel cammino della conoscenza di Maturi fu per me tutt’uno con lo scoprire sempre più la tua umanità, la tua grande umanità.


Vecchio nume tutelare,

      fosti con me disponibile il giusto, rigoroso il giusto, pretendesti da me il giusto in quella che fu per me una grande avventura intellettuale, base di tutta la mia futura esperienza di uomo appassionato di Storia e amante della Cultura.


Vecchio nume tutelare,

      insegnare è stata la tua missione, il tuo imperativo categorico, e hai onorato al meglio il tuo ruolo di Maestro.


Vecchio nume tutelare,

      hai formato decine e decine di valentissime e valentissimi paladine e paladini della Storiografia, semi che tu hai trasformato in frondosi alberi di Conoscenza.


Vecchio nume tutelare,

      Giannone è risorto grazie a te ed è stato conosciuto in tutto il mondo non più solo come coraggioso giurisdizionalista ma anche e soprattutto come campione dell’Illuminismo radicale e martire della libertà di pensiero.


Vecchio nume tutelare,

      ho continuato a seguire la tua vita di studioso, leggendo i tuoi saggi, sempre con immutabile affetto discente.


Vecchio nume tutelare,

      grazie per avermi consentito di essere tuo allievo.


      Al professor Giuseppe Ricuperati.


giovedì 18 aprile 2024

Recensione a Matteo Rubboli, "L'ultima ora. La storia dell'uomo attraverso la pena di morte", Cairo Editore

Il prof. Giuseppe Ricuperati, relatore alla mia tesi di Laurea su Walter Maturi, usava l'espressione "bel libro" per definire un saggio storiografico interessante e ben scritto.

Questa espressione si adatta alla perfezione all'opera di Matteo Rubboli, L'ultima ora. La storia dell'uomo attraverso la pena di morteCairo Editore.

Si tratta sì di un libro di alta divulgazione, in perfetta rispondenza con l'attività dell'Autore come "motore" di Vanilla Magazine (canale YouTube e rivista cartacea), ma definirlo "divulgativo" è riduttivo, perché ha tutte le caratteristiche del saggio storiografico, a cominciare dal rigore scientifico.

Per fortuna, a partire da Piero Angela e poi da suo figlio Alberto, la divulgazione è uscita da uno stato di minorità nei confronti dei saggi di ricerca e se ne riconosce l'importanza come indispensabile veicolo di diffusione della conoscenza anche fra i cosiddetti non addetti ai lavori.

Grazie a chi, come gli Angela e ora Matteo Rubboli, riesce a fondere semplicità espositiva a solida preparazione nelle materie di cui si occupa.

Il saggio L'ultima ora. La storia dell'uomo attraverso la pena di morte ripercorre l'inquietante e crudele tema della pena di morte dalla Preistoria ai giorni nostri.

L'analisi non si limita a riportare i metodi di esecuzione capitale che sono stati via via adottati nel corso dei millenni (senza comunque mai cadere nel sadico e nel grand guignol) e i casi, celebri e non, nei quali essa è stata praticata, ma espone l'atteggiamento nei confronti della pena di morte da parte delle varie società che si sono alternate lungo la Storia nelle diverse aree geografiche del nostro pianeta, nonché le reazioni contrarie ad essa che man mano sono sorte, dapprima ad opera di pensatori isolati e/o all'avanguardia (come l'illuminista Cesare Beccaria) e poi in ampi settori dell'opinione pubblica.

Anche se al giorno d'oggi, purtroppo, la pena di morte è ancora prevista in molti Stati e condivisa dalla maggioranza della popolazione di questi Paesi.

Essa  investe sì la coscienza delle società, delle comunità umane nel loro complesso, ma che riguarda ogni singolo individuo, ciascuno di noi, che mai come su questo spinoso argomento si trova a fare i conti con la dicotomia fra giustizia e vendetta, fra uso della Ragione e istintiva irrazionalità.

Il saggio di Matteo Rubboli tratta tutti questi aspetti con mirabile rigore e altrettanto utile chiarezza espositiva.


Matteo Rubboli,

L'ultima ora. La storia dell'uomo attraverso la pena di morte,

Cairo Editore 

lunedì 30 gennaio 2023

Recensione a Juri Bossuto / Daniela Martini, "Spiriti sulla neve", Editrice Il Punto Piemonte in Bancarella

      Un romanzo completo può avere diverse chiavi di lettura. A maggior ragione quando si tratta di un romanzo storico, che di chiavi di lettura ne ha almeno due: la trama e le vicende storiche in cui si colloca.

      È questo il caso di Spiriti sulla neve, scritto da Juri Bossuto e Daniela Martini e pubblicato da Il Punto Piemonte in Bancarella.

       Gli Autori hanno ambientato la trama, avvincente come un thriller e molto attenta alla psicologia dei personaggi (soprattutto a quella del colonnello De Andreis), nel 1832 e hanno reso una fedele immagine politica e sociale di quello che è stata la Restaurazione, periodo storico raramente preso in esame dai dibattiti culturali ma nondimeno importante perché esso fu un tentativo, fallito, di far tornare indietro l'orologio della Storia dopo gli anni della Rivoluzione francese, e insieme il crogiuolo in cui maturarono i successivi rivolgimenti politici e sociali.

      Storicamente fondata è la scelta dei due Autori di evidenziare che durante la Restaurazione non vi furono soltanto i moti costituzionalisti, destinati al fallimento perché frutto di sia pur illuminate élites e non dei popoli, ma che furono anni in cui perdurarono la miseria e lo sfruttamento dei poveri, condizioni che avrebbero poi dato vita alle lotte operaie e contadine.

      La trama è ambientata nella fortezza di Fenestrelle, che tanta immeritata fama sinistra ha conosciuto, quando invece ricerche storiche attendibili come quelle di Juri Bossuto e di Alessandro Barbero hanno dimostrato non essere stata affatto un lager dopo l'Unità d'Italia, come invece supposto dalla cosiddetta storiografia neoborbonica.

       Spiriti sulla neve ha dunque due protagonisti principali: il colonnello De Andreis e la fortezza di Fenestrelle.

      È un romanzo avvincente, in cui note storiche e culturali fanno da sfondo ad una trama che cattura il lettore dalle prime pagine e non lo lascia più andare fino al finale ricco di colpi di scena.

      Io sono solito dividere i miei libri in due categorie: quelli che leggo con un segnalibro perché, siano essi saggi da ponderare o romanzi noiosetti, ne leggo poche pagine alla volta e magari li riprendo in mano dopo qualche giorno; e quelli che leggo senza segnalibro perché mi catturano talmente tanto che li leggo d'un fiato, al massimo in un paio di giorni, e quindi non ho bisogno di ricordarmi da dove devo proseguire la lettura.

       Sono stati per me libri senza segnalibro Il tempo breve di Annabella Riccadonna e Prima del silenzio di Giuseppe Ricuperati.

      Così come lo è Spiriti sulla neve, un volume che non può mancare nella libreria di chi è appassionato di romanzi storici.