Lasciatemi cullare, lasciatemi dondolare, lasciate che il mio pensare mi
renda mare che con l’alta marea inonda il presente, erodendo della sabbia di un
altro giorno la spiaggia della vita che ho ancora davanti, e che con la bassa
marea mi faccia rinchiudere nelle profondità dei miei ricordi.
Lasciate
che i minuti di quiete che precedono il sonno rimangano lo spazio inviolato
della mia libertà, il prato soffice e morbido su cui i miei piedi nudi nel
posarvisi non ne violentino l’erba ma si appoggino su di essa, traendone
equilibrio e freschezza.
Lasciatemi cullare, lasciatemi dondolare fra la dolcezza di un ricordo e
la rinfrancante speranza del domani, fra
la tenerezza di una frase sentita o detta durante il giorno che ha appena
finito il suo compito e la tristezza per tante cose, per tante persone che
lentamente declinano.
Lasciate
che la grata gioia dei momenti vissuti sia lo specchio in cui io possa far
riflettere per un po’ fantasie e progetti: fantasie che forse rimarranno come
spunti per scritti; progetti che forse non si realizzeranno.
Lasciatemi cullare, lasciatemi dondolare, lasciatemi respirare
all’unisono con l’Universo, lasciate che il mio cuore batta in sintonia col
pulsare della vita in ogni altro essere vivente.
La notte mi aspetta, col sonno o con la veglia, con sogni o con incubi, con pensieri che confortano o che inducono preoccupazione. Il sonno prima o poi arriverà e mi preparerà un nuovo domani da affrontare.
Ma, almeno per un po’, lasciate che io guardi dentro di me, lasciatemi cullare.
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