lunedì 4 luglio 2016

Videogames alla Findatasystem

Fra i pochi bei ricordi che ho del mio periodo lavorativo alla Findatasystem, vi sono quelli legati ai videogiochi.
I primi, "preistorici" giochi erano stati quelli sviluppati all'interno del sistema operativo, il mitico ROSCOE. Trattavasi di giochi molto semplici: il classico tris, nel quale l'avversario era il computer (non potevi mai vincere, era una vittoria non perdere); e un gioco non difficile ma nemmeno tanto facile che ti dava un numero (formato casualmente dal sistema operativo) di 4 cifre da indovinare in dieci tentativi (avevi un piccolo aiuto, da cui potevi trarre utili indicazioni: dopo ogni tentativo fallito, ricevevi in risposta quante cifre avevi indovinato, anche se naturalmente non ti veniva specificato quali).
Con l'avvento del pc, le cose cambiarono.
Già coi floppy disk da 5,25 pollici si poteva usufruire di giochi un po' più appassionanti, sia pure con grafica monocromatica: alcuni giochi spaziali o di combattimenti aerei, gli immancabili scacchi, il biliardo e tanto altro.
Ricordo due dischetti, uno per le discipline olimpiche estive e l'altro per quelle invernali. Delle prime, i giochi che mi piacevano di più erano il canottaggio e il lancio del giavellotto; delle seconde, il biathlon.
Un discorso a parte merita il videogame del golf. Non tanto perché mi ci applicavo spesso, riuscendo anche ad ottenere buoni risultati, quanto perché fu all'origine di un episodio divertente. L'allora direttore generale era un appassionato golfista e una volta volle cimentarsi col gioco al computer, RIMEDIANDO UNA COLOSSALE FIGURACCIA (tanto per non usare espressioni sinonime alquanto volgari), roba da 30 colpi sopra il par, mentre io, modestia a parte, di solito chiudevo le 18 buche con 5-6 colpi sotto il par, a forza di birdy e qualche eagle: il mio record era 64 colpi, otto sotto il par. Naturalmente, l'augusto dirigente trovò la scusa che il software era stato disegnato male per le reali condizioni di gioco del golf.
Dopo qualche anno, i floppy disk da 5,25 pollici vennero sostituiti dai dischetti da 3,5. Più capienza, più giochi dalla grafica perfezionata e dalle trame accattivanti.
Uno dei primi fu Capitan Comics, ambientato nello spazio ma con un'impronta più goliardica che fantascientifica. Ricordo che acchiappò talmente un consulente esterno che ogni mattina egli entrava in ufficio, pronunciava la fatidica frase: "Oggi devo battere il record", accendeva il pc e si metteva a giocare per una buona mezz'ora.
Lo stesso cazzeggiante, pardon, lo stesso consulente si intrigò successivamente di Prince of Persia.
Fra i videogiochi, ne circolava alla Findatasystem uno un po' birbantello, Sextris. Funzionava come Tetris ma, man mano che si completava una linea, veniva visualizzata la foto di una ragassuola poco o per nulla vestita. Più aumentava il livello di difficoltà e più la ragassuola era gnocca. Campione indiscusso di questo gioco era Napo, che deteneva sette fra i dieci punteggi più alti memorizzati nello score. Da notare l'esclamazione "doppiosensista" del Napo quando compariva da sistemare il pezzo composto da quattro quadratini allineati: "Lo sfilatino!".
C'era naturalmente anche il videogame sulla Formula 1. Si poteva scegliere fra tre monoposto: McLaren, Ferrari e Williams. E c'era una decina di G.P. da correre. Io riuscivo a fare qualche G.P. decente solo nei due G.P. con meno curve: Monza e Hochenheim (naturalmente il vecchio circuito di Hochenheim, non l'attuale, vergognosamente mutilato). Da notare che Tatino (Stefano) i primi tempi che si cimentava con questo videogioco, nel correre il G.P. di Montecarlo, andava sempre a schiantarsi contro il muro che precedeva l'imbocco del tunnel; poi prese la mano e, in fatto di Formula 1, divenne il più bravo fra di noi.
Un altro dischetto conteneva invece alcuni giochi delle Olimpiadi si Seul. Mi piacevano soprattutto i tuffi dal trampolino, che consentivano di far compiere al tuffatore i vari movimenti, il tiro con l'arco, già sufficientemente raffinato per tener conto della variabile del vento, e il lancio del martello, che, se sbagliato, dava l'impressione dell'attrezzo che ti veniva addosso spaccando il vetro del video del pc. Ovviamente, dava solo l'impressione di rompere il vetro.
Il gioco in cui me la cavavo meglio era però la versione Creative Dimensions di Packman. Essa comprendeva tre livelli: quello classico del labirinto, con i ragni; quello acquatico, con gli squali (assai inviso a Tatino); quello spaziale, con i relativi mostri.
Sul fronte del sistema operativo ROSCOE, intanto, alcuni di noi svilupparono alcuni giochi, chiaramente senza alcuna possibilità di incidere su grafica e movimenti ma molto più sicuri dei videogames da dischetto, facilmente individuabili da occhi indiscreti. E fu così che nel linguaggio R.P.F. io sviluppai gli scacchi, mentre altri scrissero programmi per giocare a dama, a minella, a briscola.
Venne poi l'era di Windows. Ormai i dischetti coi giochi erano stati sostituiti dalle playstation ma ovviamente non era molto salutare portarsi la playstation sul luogo di lavoro. Di fatto, Windows offriva all'epoca sono solitari di carte, quello tradizionale e il FreeCell.
Ad essere acchiappata da FreeCell fu soprattutto Nunzia: richiamava il gioco e, se vedeva una distribuzione di carte alquanto ardua da risolvere, commentava, da esperta affascinata da una nuova sfida: "Interessante"; altri suoi commenti frequenti erano: "Vuaaaaaaa-là!" ("Voilà!"), quando riusciva a sistemare un bel blocco di carte, e il motivetto: "O nove nero, nove nero, nove ne", ispirato da La canzone del sole di Lucio Battisti, quando le compariva come carta da giocare un nove di fiori o un nove di picche.
Da notare che riuscimmo a trasformare FreeCell, nato chiaramente per essere giocato da uno solo, in competizione agonistica fra due o più persone. In che modo? Semplice: FreeCell aveva decine di migliaia di partite da giocare e potevi scegliere se lasciare al pc la decisione casuale o se selezionare tu stesso il numero di una determinata partita; or bene, ci si metteva d'accordo sulla partita da giocare, si digitava il suo numero e poi, dopo il classico "un, due, tre, via!", si digitava il tasto enter e si iniziava a giocare; il primo che riusciva a risolvere il solitario aveva vinto. Ricordo al riguardo le epiche sfide con Mitina, quasi tutte vinte da me.

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