venerdì 18 marzo 2016

I miei due nomi

      Qualche anno fa ebbi il piacere di vedere una mia boutade citata da Luciana Littizzetto in un’intervista rilasciata al Magazine del Corriere della Sera.
      La boutade in questione, postata sul sito internet dell’attrice satirica torinese, era: “Se Luciana Littizzetto fosse il Vaticano, non s’impiccerebbe nelle faccende dello Stato italiano”.
      Naturalmente, nell’intervista il mio nome venne in modo sbagliato: Gian Gottardo invece di Gian Contardo.
      Essendo io dotato di umiltà e di autoironia, non me la presi. Anzi: abituato da sempre a vedere storpiato il mio nome completo, la cosa mi divertì.
      In fondo, è comprensibile che un nome insolito come Contardo (è il secondo in ordine anagrafico ma è quello dominante, perché in famiglia e gli amici più intimi mi chiamano Contardo) non venga ripetuto o scritto in modo esatto.
      Contardo: di origine germanica, la sua etimologia significa “duro, audace in battaglia”. E’ sicuramente un caso ma essa rispecchia esattamente il mio carattere: combattivo, testardo, irruente, polemico. Quanto al "duro", ehm, temo che questo significato del mio nome sia l'unica cosa con cui mi possa paragonare a Rocco Siffredi.
      Dicevo: non tutti lo ripetono in modo corretto. Il Gian che gli sta davanti ha facilitato le cose, perché quasi tutti mi chiamano Gian. E io li lascio fare, non perché la cosa mi piaccia (anzi, non mi piace per niente, perché il "Gian" ha a che fare col ramo materno della mia famiglia, e chi ha letto il mio libro Il calvario di Pina, Riccadonna Editori, sa benissimo il perché) ma per comodità e pigrizia: sarebbe veramente una palla dover ogni volta ripetere venti e più volte all’interlocutore il mio nome dominante, fino a fargli lo spelling col solo risultato di continuare a sentirlo a chiamarmi in modo sbagliato!
      Dunque, finora i modi come vengo chiamato risultano due: Contardo e Gian. Ma ve ne sono moltissimi altri.
      Innanzitutto, il nome completo: Gian Contardo. A voce mi sta anche bene, anzi, lo preferisco al semplice Gian. Ma per iscritto mi fa incazzare (sia pure leggerissimamente) quando scrivono Giancontardo al posto di Gian Contardo. E no, miei cari: io non ho un solo nome, sia pure composto, ma due, e voi dovete (anzi, dovreste) scriverli separati.
      Invidio la convenzione vigente in certe lingue di separare con un trattino i nomi multipli: François-Marie (oddio! E’ il nome di Voltaire: il nostro amicone Camillo "Eminenza!" Ruini se ne avrà a male) in francese o Karl-Heinz in tedesco. Molto comodo per evitare che a volte i due nomi vengano separati e a volte scritti tutti attaccati. In Francia, dunque, mi chiamerei Jean-Contard e in Germania Johann-Gunthardt.
      Passiamo ora alle varianti del mio nome completo.
      Le storpiature e sviste sono state tante: Gian Gottardo; Gian Cortaldo; Gian Corrado; Gian Cortaldo; Gian Cortrado; una volta mi sono pure trovato un Gian Gondando (e che?! L’aveva scritto Demita?).
      Altre volte, invece, le varianti sono legittime e simpatiche: Gianco; Janko; Gianchius; Giannino (ricordo, eh eh, l’imbarazzo che colse l’allo ra mia collega Paola Simonetta quella volta che mi chiamò così: “gianin” in piemontese significa “vermiciattolo”!); Contardino (da piccolo; la mia nonnina Anna Maria, tuttavia, adattando a me il nome di mio padre, mi definiva “il mio Vincenzino”); Contardone (con venti chili in più).
      Vi sono poi le traduzioni estere: Jean; John; Johnny: Conty (a suo tempo messomi dal prof. Sante Demicheli, mio insegnante di Storia e Geografia alle Medie Inferiori che mi diede anche l'appellativo di Colombardo; mi chiama Conty anche il mio amico americano George Deyman).
      Vi è anche Juanito Contardito, datomi in risposta (forse per rappresaglia) da mia cugina Giancarla Lucchese, quando, riferendomi al fatto che vive a Palma di Maiorca, ho preso a chiamarla Juanita Carlita.
      Mio cugino Fernando Zanni, infine, mi chiamava semplicemente Conta.
      Tirando filosoficamente le somme dal casino dei miei nomi, voi chiamatemi come volete.

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