giovedì 15 ottobre 2015

Un nuovo sogno

      Un paio di giorni fa riflettevo sul fatto che, da quando mia madre è morta, l'ho sognata poche volte. Forse perché ho elaborato a livello conscio tutte le cose da lei vissute o che io ho vissuto con lei e il mio inconscio non ha bisogno di mandarmi nella fase onirica del sogno molti input da elaborare. 
      Sarà un caso ma questa notte il sogno è venuto, come a confermare che c'è una continua interrelazione fra parte analitica della mente e inconscio: a volte è quest'ultimo a inviare sollecitazioni, altre volte è il conscio che stimola l'inconscio, il quale a sua volta si manifesta nei sogni.

      Stanotte dunque ho sognato la mia mamma, che non c'è più, e il mio papà, che per fortuna c'è ancora.
      Nel sogno mi trovavo in una delle circostanze che ho vissuto tante volte e che riguardano l'unica cosa che mi ha sempre profondamente diviso dai miei genitori: l'andare da qualche parte.
      Per me chiedermi di andare non solo in ferie ma anche a trovare qualcuno a dieci minuti d'automobile è come chiedermi di sedermi non dico su un cuscino di spine ma quantomeno su una panchina di pietra non ancora sgrezzata: mi suscita un istintivo moto di rifiuto.
      Io non mi muoverei mai di casa; e, anche quando esco per varie necessità, l'idea di superare un raggio di oltre trecento metri da casa mia mi dà fastidio.
      Forse a causa dell'imprinting ricevuto da bambino, quando i miei mi portavano quasi ogni settimana a trovare i nonni materni, che vivevano con alcuni miei zii e miei cugini quasi coetanei, in un ambiente nel quale, tanto per rimanere nel vago, non mi sono mai sentito né amato né considerato uno di casa.
      Da bambino, non avevo modo di oppormi quando i miei mi portavano da qualche parte e, sia pure a malincuore, ci andavo.
      Da ragazzo e da adulto, quando potevo li convincevo a lasciarmi a casa e ad andare solo loro due. Ma, ovviamente, a volte dovevo cedere alle loro insistenze a andare con loro.

      Nel sogno di stanotte i miei volevano che andassi con loro a cena a casa di qualcuno (nella fase R.E.M. questo qualcuno e la sua abitazione non si sono precisati). Ho cominciato a fare un po' di storie e poi, come già accaduto tante volte nella vita reale, ho detto loro:  "Non potete andare voi da soli?".
      Evidentemente di no, visto che un attimo dopo mi sono trovato seduto a tavola in una casa sconosciuta in presenza di persone sconosciute e senza volto. E lì mi sono rifiutato di mangiare, cedendo solo al momento in cui hanno portato a tavola delle torte.
      Mia grande e reale golosità a parte, il sogno ha rivelato un comportamento che ho sempre tenuto in queste circostanze da adulto. Andavo sì con i miei genitori ma dovunque mi trovassi facevo un muso lunghissimo e non parlavo quasi mai, facendo a tutti capire che mi trovavo lì malvolentieri.
      E' un lato brutto del mio carattere, lo so, ma lo ammetto senza alcuna remora: quando mi fanno fare qualcosa che non mi va, divento scontroso, musone, certe volte anche cafone.
      Mi sono sempre comportato così, sia in famiglia, sia sul lavoro, sia con gli amici. E mi comporterò sempre così.

1 commento:

  1. Credo che la cosa più bella sia stata l'apparizione della tua mamma. Ti ha fatto rivivere il tuo essere te stesso. Bel sogno!

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