lunedì 6 giugno 2016

Bacheca aziendale

      Nelle aziende sono di solito predisposte delle bacheche destinare ad ospitare le comunicazioni della Direzione e quelle dei sindacati.
      In quanto aperte allo sguardo di tutti, esse sono dunque un potenziale teatro di scherzi e di pasquinate, che naturalmente hanno la simpatica caratteristica di poter godere dell'anonimato. A meno che l'autore dello scherzo non sia così pirla da farsi vedere mentre con un pennarello deturpa i fogli affissi in bacheca.
      Ovviamente, il terreno pressoché esclusivo di goliardate più o meno pesanti è la bacheca sindacale, perché apporre qualche scritta idiota sulla bacheca della Direzione è un tantino pericolosetto.

     Il tipo di scherzo meno faticoso dell'apporre fogli di carta con scritti concepiti per l'occasione è quello di cambiare o scrivere una frase a commento di quello che si legge su un volantino o su una pagina di giornale oppure quello di cambiarne con penne o pennarelli qualche lettera in modo da stravolgere il senso di un titolo o di una frase.
      Ecco alcuni esempi di possibile uso goliardico della bacheca sindacale.

      Un impiegato affigge la prima pagina di un giornale col titolo a nove colonne: "Si è accesa una luce".
      Una mano anonima scrive sopra il titolo: "Finalmente pagata la bolletta! Grazie, E.N.E.L., per avere riallacciato i fili".

      Un impiegato affigge un manifesto contro la guerra con l'invito a caratteri cubitali: "Fermiamo l'orrore".
      Una mano anonima scrive il commento: "Non vogliamo più vedere la vicedirettrice in minigonna!".

      Un'impiegata modello, Ersilia Bollea (nome e cognome di fantasia), educata educata, sessualmente alquanto inibita, in seguito a un contrattempo di lavoro grida: "Cazzo!".
      Qualche burlone costituisce un team di scrittura creativa, il quale produce su un foglio di carta un testo in stile di commemorazione da lapide. Il foglio viene affisso in bacheca e recita:

      "Oggi, addì 24 ottobre 1984,
        Ersilia Bollea
        per la prima volta in vita sua
        ha esclamato: CAZZO!
        I colleghi riconoscenti posero."

     Un impiegato molto devoto appende alla bacheca un manifesto di un corso di catechesi per adulti, caratteri di colore nero su sfondo giallo, dal titolo: "Il senso del lavoro".
      Una sua compagna d'ufficio e un insospettabile dirigente prendono due etichette autoadesive di colore bianco, passano loro sopra un evidenziatore di colore giallo (della stessa tonalità dello sfondo del poster affisso), poi con un pennarello nero scrivono una "s" e una "n", cercando di conferire ad esse le stesse dimensioni e lo stesso stile dei caratteri stampati, le ritagliano e le attaccano sopra la "n" e la "d" del titolo del corso di catechesi, che in tal modo diventa:
      "Il sesso nel lavoro".
      Guccini esclamerebbe: "Non è la stessa cosa! Gli impiegati burloni ci fregano con la goliardia: non è la stessa cosa".

      Un'impiegata aderente a un'organizzazione che si basa per la difesa dei diritti umani affigge in bacheca un manifesto che recita così:

      "Nella tua vita hai scritto
        lettere d'amore,
        lettere di presentazione,
        lettere al direttore,
        lettere agli amici,
        lettere d'impulso.
        Prova a scrivere lettere di libertà."

      Un suo collega in vena di scherzi prende un pennarello e mette delle barre su un po' di parole, cosicché il testo del manifesto diventa:

      "Nella tua vita hai scritto
        lettere d'amore,
        lettere di presentazione,
        lettere al direttore,
        lettere agli amici,
        lettere d'impulso.
        Prova a scrivere lettere di libertà."

     Mah! Di solito le lettere d'amore al direttore non sono scritte d'impulso, sono premeditate: per fare carriera.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.