E' strana la memoria.
Oggi, apprendendo della
scomparsa di Gianni Rondolino, benemerito storico del cinema, mi è tornata in
mente una mia figuraccia, che era rimasta sepolta decenni nel mio inconscio.
E che nulla ebbe a che vedere
col prof. Rondolino.
Il fatto è che, quando
frequentai Lettere e Filosofia a Torino, il prof. Rondolino era ordinario di
Storia del Cinema e la mia mente ne ha associato la cattedra a quella di Storia
del Teatro, che in quegli anni era retta da Gian Renzo Morteo.
E proprio a proposito del
prof. Morteo feci quella figura di merda.
Non all'Università ma prima.
Negli anni delle Medie
Superiori, ogni tanto l'I.T.C. "Elio Vittorini", che frequentavo con
discreto e, soprattutto, goliardico profitto, organizzava dei corsi pomeridiani
al di fuori del programma scolastico.
Se ricordo bene, fu in Quinta
che organizzò una serie di lezioni di Storia del Teatro, che sarebbero state
tenute dal prof. Morteo.
La prof.ssa Vasario, nostra
docente di Lettere e Storia, ci invitò ad andare all'incontro preliminare col
prof. Morteo, incontro che avrebbe definito contenuti ed orari di quel corso.
E così, un plumbeo tardo
pomeriggio d'autunno, io e Richetto ci recammo a Grugliasco. Stranamente
Antonio non era venuto; di solito formavamo un trio inseparabile.
Poiché eravamo in anticipo,
ci fermammo a chiacchierare un po' sulla balconata che dava sul parcheggio
delle auto.
Forse era novembre, il mese
della nebbia. Fatto sta che la nebbia scese, riducendo a pochi metri la
visibilità.
A un certo punto, dall'umida
coltre opaca sbucò un uomo: occhiali, sciarpa al collo, vestito di scuro,
aspetto cupo, se non vagamente funebre.
Si diresse verso l'ingresso
dell'"Elio Vittorini", ubicato di lato rispetto alla balconata, e vi
entrò.
Dopo averlo visto passare in
silenzio, rimasti di nuovo soli, io e Richetto, si può dire all'unisono, ci
chiedemmo a vicenda: "Sarà mica quello Morteo?". E ci mettemmo a
ridere.
Dopo un po' arrivò la
prof.ssa Vasario, arrivarono altre docenti, arrivarono gli altri studenti e
studentesse interessate a quel corso. Entrammo anche noi, raggiungendo la sala
dove era stato organizzato l'incontro.
E al momento della
presentazione del visiting professor io e Richetto scoprimmo di avere delle
doti profetiche:il tipo dall'aspetto cupo era proprio il prof. Morteo!
Che poi, cupo non era per
niente, anzi: chi lo conobbe e lo frequentò, come colleghi e studenti
universitari, concorda che aveva una notevole e raffinata ironia ed autoironia.
Fatto sta che, durante
quell'incontro, io e Richetto facemmo più attenzione a non metterci a ridere
che a quello che si diceva. Distogliendo subitamente gli sguardi ogni volta che
i nostri occhi ci incontravano, per non venire colti dalla ridarella.
C'eravamo quasi riusciti a
comportarci da persone serie. Se non
che, verso la fine dell'incontro, la prof.ssa Vasario volle chiedere
qualcosa al prof. Morteo ma, essendosi seduta in fondo alla sala, non riuscì ad
attirare l'attenzione dell'insigne cattedratico alzando canonicamente una mano
e così disse ad alta voce: "Uuuuh! Uuuuh!", mettendosi pure a ridere.
A quel punto si aprirono
irresistibili le cateratte, non quelle acquee del Nilo ma quelle ridarole mie e
di Richetto, che scoppiammo in plateali risate.
La prof.ssa riuscì ad
attirare l'attenzione del prof. Morteo ed a porgli la domanda, ovviamente
ricevendo cortese ed esauriente risposta.
Quanto a me e a Richetto,
approfittammo del primo istante in cui nessuno stava guardando verso la porta
della sala e uscimmo alla chetichella, ridendo come pazzi fino a quando, preso l'autobus, Richetto scese dal mezzo pubblico, mentre io proseguii il percorso fino a casa
mia.
Saggiamente, decidemmo di non
iscriverci a quel corso di Storia del Teatro.
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