Per fortuna, durante il mio cursus studiorum non ho mai corso rischi di essere bocciato o rimandato a settembre. Solo una volta, in Prima Media Inferiore, rimediai nell'ultimo compito in classe di Matematica un indecoroso 4/5 (determinato anche da una distrazione dovuta alla mia consueta tendenza a fare le cose in fretta: un "6X6=6" inserito in una equazione) ma, tra i voti dei precedenti compiti in classe e quelli delle interrogazioni, nemmeno in quella circostanza rischiai di scivolare al di sotto della media del 6. Anzi, quell'anno scolastico in Matematica ebbi comunque 7 in pagella.
La fine degli anni scolastici, dunque, venne sempre vissuta da me con grande serenità.
Alle Medie Superiori, poi, superati gli ostacoli dei compiti in classe (oggi si chiamano "verifiche"), mi avvalsi ampiamente delle opportunità garantiteci dalle interrogazioni programmate: ad ogni "giro", eravamo noi a decidere quando volevamo essere interrogati, se all'inizio, poco dopo l'inizio, a metà, quasi alla fine, alla fine del turno. E, una volta interrogati, vigeva la regola non scritta che non si sarebbe stati nuovamente messi sotto torchio, almeno fino a quando anche l'ultimo compagno o compagna di classe non fosse stato interrogato.
Regola, questa, che valeva anche per quei pochi "prof." che non facevano le interrogazioni programmate ma che ogni volta che interrogavano chiedevano sempre preliminarmente: "C'è qualche volontario?".
Io mi offrii sempre come volontario alla prima interrogazione di ogni "giro". E il merito di ciò fu del mio compagno di classe Antonio Tumeo (quando si parla bene di una persona, si può anche citarne il nome e il cognome).
Antonio, come me sempre fra i primissimi a farsi interrogare, mi illustrò, con un'argomentazione che nulla aveva di empirico raggiungendo le vette della riflessione teoretica, i tre vantaggi che si avevano nel passare per primi:
a) vantaggio psicologico: ci si levava subito il pensiero, volgarmente detto peso o preoccupazione;
b) vantaggio d'immagine: si faceva bella figura coi professori spacciandosi per studenti seri e diligenti;
c) vantaggio materiale: poiché le interrogazioni proseguivano nelle settimane alternandosi alle lezioni, chi passava per primo veniva interrogato su una parte più piccola del programma, studiava quindi di meno e poteva prepararsi meglio (il dilettevole e l'utile, almeno in questo caso, si univano alla perfezione).
Intelligente e saggio Antonio! Quella sua esposizione mi consentì di avere in tutti quei cinque anni almeno un punto in più di media su tutte le materie.
A tutto ciò va aggiunto un particolare un po' sadico. Quando era giorno di interrogazione di una materia e nessuno, per paura o per impreparazione, voleva andare al patibolo, il "prof." o la "prof." tiravano a sorte, ovviamente esentando dall'andare alla cattedra quelli estratti che fossero già stati interrogati per quel "giro".
E allora, alla fatidica frase della persona docente: "Non viene nessuno? Bene, tiro a sorte", io e Antonio ci sfregavamo le mani e lanciavamo sguardi goduti verso i volti terrorizzati dei nostri compagni e delle nostre compagne di classe.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.