"Padre,
perdona loro perché non sanno quello che fanno" (Lc 2.3,34).
Gesù perdona e chiede
al Padre di fare quello che il Padre ha fatto dall'inizio dei tempi, sta
facendo e farà fino alla fine dei tempi: perdonare.
Assoluto atto d'amore,
perdonare chi sta uccidendo il Figlio.
Non odio ma amore, non
legna secca sul fuoco che emette schioppettii di vendetta ma balsamo che prima
o poi aprirà gli occhi a chi fa del male e anche a chi incita al male.
Padre, perdona non solo
a chi non sa quello che fa ma anche a chi fa del male consapevole di fare il
male: con la Tua misericordia tutti possono avere coscienza degli orrori
commessi e aprire i loro cuori al Tuo abbraccio, al riscatto dell'Agape.
Nel giardino del Padre
non cresce la gramigna dell'odio ma solo il roseto dell'Amore.
"Oggi
con me sarai nel paradiso" (Lc 2.3,43).
Beato chi, in mezzo al
dolore, riesce a trovare la luce di Dio!
Beato chi, vicino alla
morte, attende la sua fine con gli occhi rivolti al Padre e ne riconosce il
Figlio, condividendo con Lui la gioia di adempiere la volontà divina.
Beato chi, straziato
dalla sofferenza, rivolge al mondo e a Dio parole d'amore e non di rancore e di
rabbia.
La strada verso il
Cielo non è lastricata di lisce piastrelle d'odio ma di sassolini d'amore, su
cui i nostri piedi ci trasmettono la non facile virtù del perdono.
Nel giardino del mondo
un fiore velenoso si prende facilmente in mano e si attacca al palmo, la rosa
dell'amore riserva al palmo le sue spine ma, attraverso le ferite, ci libera dalle
tentazioni di fare del male e ci dà la rotta per il Paradiso.
"Donna,
ecco tuo figlio!" (Gv 19,26).
Il Figlio ci affida
tutti a Maria, a Sua madre, perché tutti siamo figli di Dio, anche quelli che
hanno voltato le spalle al Padre.
Maria è straziata nel
vedere morire Gesù ma non smette né mai smetterà di amare tutti gli altri figli
di Dio, li seguirà, li proteggerà, piangerà nel vederli soffrire e, se qualcuno
di essi abbandonerà lei e il Padre o cadrà nel peccato, continuerà a pregare
per lui e lascerà sempre la porta aperta al suo ritorno.
Siamo tutti affidati a
Maria da Gesù, che nel lasciare temporaneamente questa Terra in attesa della
Parusia ha voluto che non rimanessimo soli e indifesi.
"Dio
mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Mt 27,46).
Il Padre ha mandato il
Figlio sulla Terra facendolo uomo, con tutte le sofferenze umane, con tutte le
debolezze umane non peccaminose.
Non fu cedere alla
tentazione sentirSi abbandonato nel momento di massima sofferenza, non fu
pentirSi della Sua missione di Salvezza, non fu dubitare delle intenzioni del
Padre: in quell'attimo di disperazione sulla Croce, Gesù non dubita, Gesù
chiede solo una conferma.
Siamo umani, come Gesù,
Verbo Incarnato, anche se siamo molto più vulnerabili di Lui.
"Ho
sete" (Gv 19,28).
Gesù sulla Croce ha
sete, non solo di acqua ma anche di amore, mentre la gente davanti a Lui
inneggia al Suo supplizio.
Ha sete di qualcuno che
provi pietà per Lui, che senta dentro sé le Sue sofferenze, che pianga per Lui.
Nessuno fra il popolo,
nessuno fra il gregge che Egli è venuto a salvare, Gli dà acqua, nessuno gli
mostra amore.
Ma Egli, nel Suo
sacrificio di sangue e d'arsura, è acqua d'Amore che già entra nell'anima di
chi è reso assetato e cieco dall'odio, offrendogli la liberazione del
pentimento e la gioia dell'abbraccio di Dio in una nuova vita di conversione.
"Tutto
è compiuto!" (Gv 19,30).
La missione di Salvezza
di Gesù è compiuta, spargendo nel mondo semi di Riconciliazione con Dio,
d'Amore di Dio, di una Nuova Alleanza con Dio, semi che daranno frutti nei
secoli dei secoli.
La strada verso il
Padre è stata tracciata, per sempre. La Rivelazione è stata fatta e non muterà
nei secoli dei secoli. In attesa della Parusia, del ritorno del Figlio.
Tutto è compiuto, tutto
è stato fatto per la redenzione dell'Umanità.
"Padre,
nelle tue mani consegno il mio spirito" (Lc 2.3-46).
Terminata la Sua
missione, affrontato il Suo sacrificio per salvare l'Umanità presente e futura,
il Figlio fa ritorno dal Padre.
Insieme ameranno le
persone che si succederanno sulla Terra, insieme chiameranno i pastori che
guideranno il gregge verso il Regno
celeste lungo strade disseminate di pericoli e di tentazioni, insieme
soffriranno se qualcuno Li rinnegherà e continueranno a farSi sentire da lui,
insieme sosterranno chi non smarrirà la Retta Via, insieme continueranno a
parlare al cuore di ciascun individuo.
Ora il Figlio riprende il
Suo posto in Cielo, alla destra del Padre.
Pensieri
ispiratimi dalla lettera quaresimale e pasquale del 2018 dell'Arcivescovo di
Torino, Mons. Cesare Nosiglia.
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