giovedì 21 agosto 2025

Colori

Arancione.

      Mescolanza di serenità e di voglia di vivere, di agire, di fare: vivacità che dà allegria, gioia, ottimismo: gaia allegoria della felicità che riempie l’anima con la stessa gustosa dolcezza che ci dà l’assaporare il succo di un mandarino.

      Effervescenza cromatica che allieta la vista senza stancarla con la forza dell’intensità.

      Metafora della primavera dell’uomo, dell’età in cui anche lo sforzo è dolce e anche le montagne più lontane sembrano a portata di mano.


Azzurro.

      Color del mare: metafora della vita, del nostro rimanere a galla e del nostro navigare verso una direzione, spinti da venti favorevoli e ostacolati da venti contrari.

      Color del fiume pulito: metafora del fluire della vita, verso una metà certa, verso una foce inevitabile; sta a noi arrivarci nel miglior modo possibile, manovrando bene il timone della morale che serve per governare la nostra barca.

      Color del cielo: metafora del Regno di Dio, Paradiso a cui noi aspiriamo e che possiamo sentire con l’anima mettendoci in umile ascolto.


Bianco.

      Purezza del cuore, trasparenza delle parole, sincerità d’animo: metafora della coscienza a posto, candida tela priva di macchie. Ma anche disperato senso di smarrimento di un paesaggio indistinguibile, privo di punti di riferimento che indichino una direzione e desolatamente piano, senza il rinfrancante conforto di pendii e di rilievi.

      Sconfinato avvenire, pagina vuota in cui è ancora possibile scrivere tutto del romanzo della nostra vita: metafora della gioventù.

      Ingenuità, assenza di astuzia, mancanza di difese: ogni avversità può comprometterne la cromatica pulizia.


Giallo.

      Distensione, rilassatezza, calma: metafora dello spirito sereno che non cerca colori forti, che non cerca emozioni ed esperienze che attizzano l’animo.

      Quieta gioia per le cose del mondo, distaccato possesso di un’emozione o di un bene che prendi senza l’arroganza del pretendere, che assapori senza la violenza del conquistare.

      Felicità non esaltata nel godere la vita, nel sentirsi parte di un mondo che non è di nostra proprietà ma che dobbiamo condividere insieme agli altri.


Grigio.

      Assenza di gioia e di tristezza, monotonia, noia: metafora del vivere senza mettere in gioco se stessi, del vivere chiusi nel proprio guscio, senza sorprese ma anche senza sentimenti.

      Inconciliabile fusione degli opposti, di caldo e freddo, di giorno e notte, di vita e morte, di bene e male: metafora del compromesso che non accontenta nessuno. Ma anche necessaria mediazione fra realtà e fantasia, fra il dovere e il volere, fra la tristezza e la gioia: metafora della sintesi di tutti gli aspetti della vita e dell’accettazione a viverli con serenità.

      Utile sottofondo, necessario termine di confronto con cui possiamo apprezzare altri colori della vita.


Marrone.

      Gioia trasformata in serenità. Entusiasmo trasformato in solidità d’animo. Vivacità trasformata in sobrietà. Arbusto trasformato in albero.

      Autunno della saggezza, saggezza dell’autunno. Metafora della vita che ha già superato il momento più fulgido ma che ha ancora tanto da dare e da ricevere.

      Accettazione del declino che verrà e gratitudine per quello che si è vissuto.

      Consapevolezza che la discesa verso la fine è in realtà una salita verso l’eternità e che i rimanenti anni devono essere vissuti con la stessa speranza di quelli già trascorsi.


Nero.

      Buio dell’anima; incapacità di andare nella giusta direzione, di vedere una direzione.

      Velo accecante che toglie la luce ai colori della vita, alla varietà della vita.

      Assenza della speranza, fine della speranza, impossibilità di vivere coltivando dentro di sé la pianta della speranza e nutrendosi dei suoi deliziosi frutti.


Rosa.

      Delicatezza, dolcezza, sensibilità: vera forza che non ha bisogno dell’urlo o della violenza per manifestarsi.

      Riposo dell’anima; specchio delle buone intenzioni; mancanza di aggressività; apertura all’ascolto e all’altruismo.

      Mare privo di marosi; fiume privo di rapide; monte privo di precipizi; pianura priva di acquitrini. Sottile morbidezza delle ali di farfalla.


Rosso.

      Fede in ciò che si crede; disponibilità al sacrificio; coraggio radicato; voglia di combattere, di non demordere.

      Nettezza di posizioni; chiarezza di spirito; rifiuto dei compromessi; coerenza, incorruttibilità. Ma anche foga cieca, incapacità di comprendere le ragioni degli altri, intolleranza, fanatismo.

      Fuoco che scalda e che purifica. Ma anche fiamme che ustionano e che distruggono.


Verde.

      Vita che cresce; gioventù nella sua pienezza; affermarsi della primavera lungo il corso dell’anno.

      Quiete del corpo rilassato sopra un prato. Riposo della vista. Gioia del tatto nel far scorrere le dita lungo una foglia o attorno a una gemma.

      Speranza che rinasce nonostante tutto. Invito ad agire, a fare, a migliorarsi. Allegria che si trasforma in ottimismo.


lunedì 11 agosto 2025

Sogni di Kurosawa

Prologo.

      Due ore passate di domenica mattina guardando un film in cassetta non sono ore perse se si ha la fortuna di assaporare otto piccoli capolavori della Settima Arte.

      Dialoghi stringati, dallo stile essenziale, per non naufragare nella vana oratoria.

      Fotografia dai colori studiati, splendidi e armoniosi, e musiche raffinate, scelte per completare i racconti del grande regista, comunicano all’anima ciò che le parole non riescono a dire appieno.

      Grazie ad Akira questa non è stata una giornata sprecata. Grazie ad Akira ho un altro comodo bagaglio di sensazioni da portarmi dietro lungo il cammino del tempo: qualcosa che rimane, qualcosa che non mi peserà sulle spalle ma che mi darà forza per andare avanti, qualcosa che non scomparirà in mezzo all’oceano delle banalità effimere di cui i media ci circondano.

 

I.

Sole attraverso la pioggia.

      Bambino come nuovo Ulisse, tentato dall’andare a vedere le volpi, desiderio proibito che si trova oltre le Colonne d’Ercole del limite della foresta.

      Forza della buona educazione: la mamma che spinge il bambino ad andare a chiedere perdono alle volpi; invece di proteggerlo, gli chiude in faccia le porte della casa. Non è cattiveria, è amore: da grande non dovrà sottrarsi alle conseguenze delle sue azioni; è giusto che impari già adesso a rispondere di ciò che fa.

 

II.

Il pescheto.

      La dolce bellezza del rosa, la fresca bellezza del colore dei fiori di pesco.

      Le figure umane armoniosamente si muovono in una coreografia che evoca il muoversi al vento dei rami fioriti delle piante di pesco.

      Le piante riconoscono nel bambino l’eccezione, l’unico che ha pianto per il loro abbattimento; solo a lui è dato di vederle nella loro forma d’origine.

 

III.

La tormenta.

      Quando la neve si dirada, i colori riprendono forma, la vita riprende i colori e torna a respirare libera.

      Quando la vista torna libera, ci si accorge che l’obiettivo, creduto perduto per sempre, si trova invece a pochi passi di distanza, a portata di mano.

      Un dubbio si fa avanti: è il ritorno a casa oppure è il Campo-Base Definitivo?

      E la donna che premurosa ti scaldava nella bufera era la Fata della Vita venuta a proteggerti oppure era la Signora della Via Senza Ritorno?

      Ma alla fine ci si scuote dal torpore, ci si alza, ci si scrolla di dosso la neve, ci si incammina verso la meta prefissata: metafora sublime della Vita che vince la Morte.

 

IV.

Il tunnel.

      Un cane esce dalla galleria: è il fantasma dei bellici orrori o il messaggero d’un cupo futuro?

      L’ufficiale stremato lo ignora, entra nel buco orizzontale, ne esce uguale a prima.

      Un soldato pallido lo raggiunge, pallido del pallore di chi ha già conosciuto la morte. L’intera compagnia lo segue: è una centuria di trapassati, come la loro avanguardia.

      L’ufficiale prende coscienza degli orrori e dell’assurdità della guerra ma è troppo tardi: i soldati morti ritornano indietro ma il cane fantasma continuerà a seguirlo, continuerà a rimanere presente nella memoria col suo bagaglio di eccidi e di odio.

 

V.

Corvi.

      Osservare attenti le opere di Van Gogh, accingersi a lasciare la sala dei dipinti, mettersi il cappello in segno di commiato e ritrovarsi di colpo in un altro luogo, in un altro tempo, come se si fosse saltati dentro l’ultimo quadro.

      Camminare nei paesaggi visti dal maestro pittore, parlare con persone conosciute dal maestro pittore, incontrarlo, parlare con lui; e poi rimpicciolirsi e navigare nei suoi quadri, navigare nei suoi colori.

      Ritornare infine alla realtà, nel museo, davanti ai quadri, e togliersi il cappello in segno di rispetto per quanto Van Gogh ci ha lasciato.

 

VI.

Fujiama in rosso.

      Follia degli uomini, ennesima, tragica follia, quella di dominare la Natura andando contro il suo essere.

      I colori radioattivi, i colori della morte si avvicinano ai sopravvissuti, ai quali rimane una sola scelta: buttarsi a mare e annegare o restare contaminati senza speranza.

      La fine verrà comunque per tutti, adulti o bambini, colpevoli o innocenti.

 

VII.

Il demone che piange.

      Terra bruciata, cenere dappertutto: a questo ci condurrà la follia tecnologica scatenata dall’avidità umana.

      Demoni un tempo uomini piangono la loro sofferenza, i mali da essi commessi nel loro passato.

      Forse qualche umano è ancora in tempo, forse può evitare di trasformarsi in demone, di condannarsi a piangere il suo rifiuto alla vita, all’amore, all’altruismo.

 

VIII.

Villaggio dei mulini.

      Ruotano lente le pale dei mulini, come lenta dovrebbe ruotare l’esistenza degli uomini.

      Isola felice, il villaggio dove non solo i mulini ma anche gli abitanti ruotano calmi, secondo natura, senza l’ausilio e la frenesia dei mezzi tecnologici.

      Alla morte di ognuno, trovare in se stessi la serenità e la forza per congratularsi col trapassato per la sua esistenza spesa nel rispetto della vita.

      Deporre un fiore sopra una pietra, nel ricordo di chi non c’è più, senza aver bisogno di un volto o di una conoscenza per rendergli omaggio: atto puro d’amore e di rispetto, quello che si rende agli anonimi, ringraziandoli per il solo fatto di essere passati sulla Terra.


venerdì 1 agosto 2025

Nuova canzone del bambino nel vento (Gaza)

Son morto, sotto il cemento;

son morto in cerca di pane;

le bombe israeliane

m’han fatto volar nel vento,

adesso volo nel vento.


A Gaza regna la fame,

l’orrore ancor non è spento,

dovunque c’è solo inferno

e adesso volo nel vento,

adesso volo nel vento.


A Gaza solo macerie,

un solo fatal tormento

ma intanto non passa ora

che si spari qui nel vento,

seminando morte e sgomento.


Domando come può l’uomo

sopprimere tanti innocenti,

eppure di noi fan strage

i missili qui nel vento,

siam polvere qui nel vento.


Ancora scoppian granate;

non sazio, non è contento

di sangue l’umano mostro

e ancora soffriam nel vento

e ancora muoiam nel vento.


Domando quando sarà

che l’uomo potrà trovare

il modo di non ammazzare

e il vento riposerà

e in pace riposerò,


Domando quando sarà

che l’uomo potrà trovare

la via del non odiare

e il vento si poserà,

e in pace riposerò,

l’amore ritornerà.


Versi adagiati sulla musica della Canzone del bambino nel vento (Auschwitz) di Francesco Guccini.


domenica 27 luglio 2025

Battistino Massa

Battistino Massa era un cugino di mia madre.

Non l’ho conosciuto perché è morto in un lager nazista.

Era uno dei tanti giovani soldati che, dopo essere stati trascinati  e mandati a morire nella Seconda Guerra Mondiale dal regime fascista di Mussolini, dopo l’8 settembre del ’43 erano stati catturati dai tedeschi e internati nei campi di concentramento. Come tanti altri, non riuscì a sopravvivere.

A guerra finita, suo padre e zio di mia madre, Domenico (barba Mini), dovette sobbarcarsi uno straziante ed estenuante viaggio in Germania per recuperarne le spoglie e potere farle seppellire a Rivara Canavese, dove da qualche anno a Battistino è stata intitolata una strada.

Quando ancora combatteva e non era ancora stato catturato e rinchiuso in un lager, riuscì a spedire a mia madre una cartolina, che lei conservò e una volta mi fece leggere. Spero di averla ancora fra le lettere e le carte di mia madre ma per una sorta di doloroso pudore da quando è mancata non riesco a prenderle in mano e a dar loro una scorsa.

Il testo di quella cartolina era tristemente profetico:


            Ricordati di me,

            che non sarò più da te.


Poi, come mi fece vedere mia madre quella sera, col passare degli anni dalla cartolina il francobollo si staccò quasi del tutto e si poté leggere una frase, scritta in caratteri minuscoli da Battistino proprio un retro per sfuggire alla censura militare dell’Italia fascista:


             Che cosa brutta

             è la guerra!


      Mia madre ha sempre ricordato Battistino. E anch’io.

      Spero che con questo mio scritto possano farlo altri, anche se, come me, non l’hanno conosciuto.


venerdì 25 luglio 2025

È notte / 2

È notte.

Il sonno sta venendo, pesante come una coperta che ripara dal freddo, leggero come un balsamo che lenisce ferite vecchie e nuove.

Non oppongo resistenza, mi lascio andare al buio d'un cielo costellato di sogni.


17 febbraio 2020.

martedì 22 luglio 2025

Negli occhi di un cane

Negli occhi di un cane

vedo la purezza del Creato.

 

Negli occhi di un cane

vedo la luce degli angeli.

 

Negli occhi di un cane

vedo la bontà di Dio.

 

Negli occhi di un cane

vedo l’amore di Dio.

 

Negli occhi di un cane

vedo il donarsi di Dio.

 

Negli occhi di un cane

vedo il sacrificarsi di Dio.

 

Negli occhi di un cane

vedo il perdonare di Dio.

 

Negli occhi di un cane

vedo la somiglianza con Dio.


mercoledì 16 luglio 2025

"Angeli a quattro zampe", libro di Gian Contardo Colombari, Patos Edizioni


Habemus librum!
La Pathos Edizioni ha pubblicato il mio libro "Angeli a 4 zampe. Sissi, Neve e gli altri cani che hanno attraversato la mia vita", 16 euro.
Poiché non ho copie da dare in omaggio, chi fosse interessato ad acquistarlo può farlo dal 18/07 presso tutte le librerie online o prenotarlo presso tutte le librerie indipendenti e di catena (Feltrinelli, Mondadori, Giunti ecc.) o direttamente sul sito della Pathos Edizioni.
Grazie.
Gian Contardo Colombari.