Battistino Massa era un cugino di mia madre.
Non l’ho conosciuto perché è morto in un lager nazista.
Era uno dei tanti giovani soldati che, dopo essere stati trascinati e mandati a morire nella Seconda Guerra Mondiale dal regime fascista di Mussolini, dopo l’8 settembre del ’43 erano stati catturati dai tedeschi e internati nei campi di concentramento. Come tanti altri, non riuscì a sopravvivere.
A guerra finita, suo padre e zio di mia madre, Domenico (barba Mini), dovette sobbarcarsi uno straziante ed estenuante viaggio in Germania per recuperarne le spoglie e potere farle seppellire a Rivara Canavese, dove da qualche anno a Battistino è stata intitolata una strada.
Quando ancora combatteva e non era ancora stato catturato e rinchiuso in un lager, riuscì a spedire a mia madre una cartolina, che lei conservò e una volta mi fece leggere. Spero di averla ancora fra le lettere e le carte di mia madre ma per una sorta di doloroso pudore da quando è mancata non riesco a prenderle in mano e a dar loro una scorsa.
Il testo di quella cartolina era tristemente profetico:
Ricordati di me,
che non sarò più da te.
Poi, come mi fece vedere mia madre quella sera, col passare degli anni dalla cartolina il francobollo si staccò quasi del tutto e si poté leggere una frase, scritta in caratteri minuscoli da Battistino proprio un retro per sfuggire alla censura militare dell’Italia fascista:
Che cosa brutta
è la guerra!
Mia madre ha sempre ricordato Battistino. E anch’io.
Spero che con questo mio scritto possano farlo altri, anche se, come me, non l’hanno conosciuto.